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54. II
A Dellio
[DA ORAZIO]
Dacché, mio Dellio, o di continuo
mesto tu viva, o in dì festevoli
il tuo vecchio Falerno ti goda,
la morte è certa, fa che a te l’animo
ne’ casi avversi si serbi stabile,
ne ’l favor de la cieca fortuna.
Dove un gran pino e un pioppo candido
l’ombra ospitale amano mescere
pe ’l curvo rio trepidando corre,
là vini e unguenti e i fior di Venere
freschi (ahi, per poco!) fa che ti portino,
e il fil nero de le tre sorelle.
I vasti fondi, la casa splendida,
l’amena villa cui lambe il Tevere
il tuo erede stenderà la mano.
Oh, nulla vale che tu sia d’Ìnaco
ricco nepote, o pur che povero
certa vittima d’Orco spietato!…
Tutti siam tratti a ’l fin medesimo:
d’ogni uom la sorte ne l’urna s’agita,
su la cimba per l’esilio eterno.