Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Primo vere
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Appendice

55. III A Furio ed Aurelio

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55. III
A Furio ed Aurelio

[DA CATULLO]

Furio ed Aurelio, a me dolci compagni,

o che degl’Indi estremi io vaghi a ’l lito

cui l’onda ëöa lunge-risonante

ognor flagella;

o tra gl’Ircani e gli Arabi lascivi

e i Persi io mova e i sagittarii Parti,

o dove il Nilo per le sette foci

il mar colora;

o che l’eccelse io varchi Alpi nevose

de ’l gran Cesar mirando i monumenti,

e giunga a ’l gallo Reno e di Britannia

a ’l popol rozzo,

voi, che meco a sfidar qualunque evento

mandino i Numi avete l’alma pronta,

questi brevi recate a la mia bella

acerbi detti:

Viva e si goda co’ i trecento drudi

a cui prodiga insiem i vili amplessi,

nïuno amando, e a tutti in ugual modo

fiaccando l’anche;

viva e disprezzi l’amor mio che cadde

per la colpa di lei siccome un fiore

cui su ’l margo de ’l prato il duro aratro

toccò scorrendo. —


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