Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Primo vere
Lettura del testo

Appendice

57. V A Giulo Antonio

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

57. V
A Giulo Antonio

[DA ORAZIO]

Quei che ardisce emular di Tebe il cigno

per dedàlia arte su cerate penne

si libra, o Giulo, ed a ’l ceruleo mare

darà il suo nome.

Siccome un fiume che ruïni a valle

gonfio di piogge superando i clivi,

fluttua ed immenso da profonda foce

Pindaro irrompe,

Pindaro degno d’apollinea fronda

o ch’ei travolga in ditirambi audaci

detti novelli, e ne’ balzanti ritmi

libero voli;

o canti i Numi ed i celesti Eroi

per cui caddero vinti i gran Centauri

e dell’orrenda Chimera le vampe

caddero spente;

o innalzi i divi cui la palma elea

radduce in patria, e a ’l vincitor ne’ ludi

un premio doni più superbo ancora

di cento statue;

o il giovine rapito a mesta sposa

ne gli epicedii ei pianga, e celebrando

l’aureo costume, il gran valor, la forza,

lo tolga a l’Orco…

Potente aura solleva il dirceo cigno

quando ne l’ardua region de le nubi

ardito vola. Io come una ronzante

ape matina

che i dolci timi con alàcre industria

sugge, ne’ boschi e de ’l ferace Tivoli

lungh’esso i rivi io piccioletto vate

sudo su’ carmi.

Ma tu poeta con più forte plettro

di Cesare dirai, quando a Lui piaccia

di lauro cinto per la Sacra Via

trarre i Sigambri;

dirai che i Fati a la terra benigni

giammai non fûr d’un più divino dono,

né saran mai, se pur nova ridesse

d’oro un’etade…

E canterai le grandi feste, e i ludi

publici a ’l Circo, e senza liti il Fòro,

per l’impetrato trionfal ritorno

de ’l forte Augusto.

Se un degno carme io comporrò, il mio canto

ben volentier si mescerà col tuo,

e, — o lieto Sole! — io griderò con l’alma

tutta felice.

Mentr’Ei procede, o superbo Trionfo,

più volte e più t’acclameran coviva;

e insiem co’ gli altri a’ benignanti Numi

daremo incensi.

Tu dieci tauri ed altrettante vacche,

io un vitello offrirò pur or spoppato

che a larga biada, perch’io sciolga i vóti,

si fa giovenco:

in lui rassembran le spuntate corna

la curva falce di novella Luna;

fulvo ne ’l corpo, gli sorride in fronte

bianca una stella.



«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL