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58. VI
A Valgio
[DA ORAZIO]
Non sempre l’acque giù da le nuvole
lavano i brulli campi, od il Caspio
né su’ gioghi de l’Armenia indura,
amico Valgio, inerte il ghiaccio
eternamente; né l’aspro Borea
e i frassini vedova di frondi.
Tu ognora stanchi co ’l metro flebile
Miste rapito; né gli amor cèssanti
o via fugga da ’l veloce Sole.
E pur quel vecchio di ben tre secoli
non sempre pianse il caro Antiloco,
plorâr sempre e le sorelle frigie.
I molli pianti alfine cessino,
e, su!, più tosto cantiamo gli ultimi
e a’ vinti aggiunto il fiume assirio
via defluente con minor gloria,
trascorrenti per gli esigui campi.