Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Primo vere
Lettura del testo

Appendice

60. VIII A Neèra

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

60. VIII
A Neèra

[DA ORAZIO]

Era notte e fulgea la Luna tra gli astri minori

ne ’l firmamento limpido,

quando tu, già pensando di ledere i Numi immortali,

tu mi giuravi, perfida,

più forte a ’l mio collo comorbidi bracci avvinghiata

che ad alta ilice l’edera:

Fin che il lupo a ’l gregge e infesto a’ nocchieri Orïone

il mar d’inverno susciti,

fin che a l’aure ondeggi la chioma fluente d’Apollo,

questo amor sarà mutuo! —

Ma bada che al fine la mia fortezza, o Neèra,

non ti porti disgrazia!…

Perché se ancora a Flacco una stilla di sangue virile

dentro le vene s’agita;

non patirà che assidue notti in amor tu conceda

ad un rival più valido,

e cercherà irato un’altra fanciulla che lui

d’uguale amor ricambii.

cederà costanza a beltà che una volta l’offese,

quando ver sia lo strazio…

Ma tu, chiunque sei, di me più felice, che incedi

or de ’l mio mal ben tronfio,

sii pur ricco di greggi e d’ampie campagne; fluisca

a te il lidio fiume aureo;

a te di Pitagora non manchi la scienza segreta

e in beltà Nireo superi…

Ahimè! tu piangerai gli amori ad un altro concessi;

e allor quanto voridere!…



«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL