Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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65. XIII Agli amici commensali

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65. XIII
Agli amici commensali

[DA ORAZIO]

Con i giocondi nappi combattere

conviene al Trace… Via questo barbaro

costume: da ’l placido Bacco

rimovete le sanguinee risse!

Oh quanto, quanto da’ medi acinaci

vino e lucerne quanto discordano!…

Compagni, giù gli empii clamori;

il braccio premetelo su’ letti.

Dite: una parte ho anch’io da bevere

d’aspro Falerno?… Narri d’Opunzia

Megilla il fratello qual dardo

gli tormenti ovver gli allietil cuore.

Non lo vuol dire?… Io non vobevere

ad altro patto. Qualunque Venere

ti domi, non t’arde con fiamme

vergognose, ché d’ingenuo sempre

amor tu bruci… Su via, deponilo

in fide orecchie quel che hai ne l’anima!…

Ahimè, che Cariddi t’involve

giovin degno di migliore foco.

Qual strega o mago potrà con tessali

velen, qual Dio potrà discioglierti?

A pena saprebbe stricarti

Pegàso da l’orrida Chimera.


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