Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Primo vere
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Dal greco

72. I A Selene

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72. I
A Selene

La Luna da l’ampia ala distesa voi ditemi, o Muse,

dolci-parlanti figlie de ’l Sire saturnio, cantrici,

la Luna da ’l cui capo immortale una luce pel cielo

circonfunde la terra: sorride una queta bellezza

da la raggiante luce. Risplende per l’aurëo serto

l’etere bruno intorno, scintillano candidi i raggi,

quando da l’Oceàno, detersa il bel corpo, ricinta

di radiöse vesti, la diva Selene, e congiunti

i giovini cavalli di altera cervice lucenti,

abbia prima agitati i corsier da le belle criniere

ne’ vespri, a mezzo il mese, allor ch’è completo il gran solco,

e, cresciuta ella, via pel cerulo cielo splendori

puri ne piovon, nivei, segnale ed indizio a’ mortali.

Con essa un il Saturnio li amplessi mesceva e l’amore.

Ella da ’l sen turgente la figlia Pandëa a lui diede,

Pandëa da le forme leggiadre fra i Numi immortali.

Salve, o regina, Iddia di candide braccia, Selene

da’ bei floridi ricci, benigna!… Da te cominciando

de’ semiddii le lodi alzerò, di cui odon gli aedi,

de le Muse ministri, da amabili bocche le gesta.



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