Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Primo vere
Lettura del testo

Dal greco

73. II Ad Artemide

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

73. II
Ad Artemide

Artemide canto da l’aurëo spiedo, sonora,

vergine vereconda, a’ cervi terribile, amante

de’ bei strali, germana d’Apollo da l’aurëa spada,

che per montagne ombrose, per gioghi da ’l vento percossi,

ne le caccie esultando, distende il bell’arco tutt’oro

e scaglia le gementi saette. Ne treman le cime

altissime de’ monti, risona la fitta boscaglia

cupa cupa a ’l ferino clangor, tutta freme la terra

ed il pescoso mare. Ma ella con animo forte

or qua or si volge, le fiere tremenda uccidendo.

E allor ch’è sazia e stanca, la candida Dea cacciatrice

a gli spiriti indulge, e, l’arco flessibil lentando,

viene a la gran magione de ’l caro fratello germano,

Apolline Febo, tra ’l popolo pingue dei Delfi,

con le Muse e le Grazie carole gioconde mescendo.

Ove, sospesi l’arco ritorto e le freccie dorate,

di leggiadri ornamenti ricinta il bel corpo, ne’ cori

ella duce precede. Esse poi con l’ambrosïa voce

läudano Latona da ’l nitido piede, a’ Superni

genitrice di figli grandissimi d’alma e d’imprese.

O voi, figli di Giove e Latona da ’l fulgido crine,

salvete! Io di voi memore sarò e di un’altra canzone.



«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL