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III4.
O libri, il sole classico — Apolline
Febo — un sorriso innumerevole
diffonde su l’acque, e m’accende
una fiamma di gioia nel cuore.
Addio, di libri varie lunghissime
coorti! addio, oscuro esercito
con noi vegliava; ma non un’anfora
vigor novo di dattili al verso.
Su da la tazza spandeva l’indica
bevanda effluvi: le strofi saffiche
ondeggiavano come le frondi,
lente di sogni a la stanca anima
suaditrici… Oh come Lilia
marmorea splendea ne la fredda
purità de’ grandi occhi stellanti!
come da un freddo serto di lauri
la fronte china sentìami attorcere!
Chi venne, o volumi, chi venne
Venne una bianca figlia di Fiesole,
alta e sottile, qual già gli artefici
la sculsero in dolci alabastri
Venne, e di strani legami d’edera
ella, de’ lunghi capelli avvinsemi;
che ora per ogni vena mi circola,
come la linfa nova ne l’arbore,
così ch’io mi credo per ogni
Da l’imo core mi rigermogliano
impazienti le strofe. Oh limpida
ove il sogno di Dante s’aperse!
Puri ne l’albe i sogni erravano
sorridevan ne’ vesperi biondi;
talor com’echi si ridestavano
la ballatella di Guido, il languido
«Io guardo» forse gemea ne l’aure
quel di Pistoia gentile spirito
«io guardo» gemea «per li prati
ogni fior bianco per rimembranza…»
Chiara e silente l’acqua de l’Affrico
tra l’erba nova scorrea: le vetrici
senza un susurro tremule, in fila;
senza una voce in fila tremuli
i pioppi al cielo di perla ergeano
su cui brillavan smeraldi vivi.
E noi passammo per man tenendoci
su l’erba nova, lungh’essi gli argini
solinghi; il bel colle salimmo,
e c’indugiammo nei noti luoghi.
Oh dolce sosta là tra i cinerei
olivi! Un vento spirava tepido,
La città bella in sua mirabile
conca splendeva come in un calice
profondo una gemma; e a’ nostri occhi
la sua bellezza parve un segreto
quando da l’ombra come da un talamo
languor de’ baci, dal lento oblìo.
Baci ora ardenti ne la memoria!
Pur (ti sovviene?) faceano i passeri
un lieto presagio, a Montughi,
in su’ cipressi co’ lor clamori.
Ed augurando non accennavano
i pioppi verso di me su ’l rapido
la verdissima terra toscana?
Ma quando, pioppi tremuli, arridere
quando vedrete tra ’l vel cinereo
viaggiante al mio cielo sannite?
Allor su l’alta mia prua ne’ vesperi
splenderà ella simile a un’aurea
saran gonfie di gioia su ’l mare.
Allor con ala più salda e libera
le strofe, erotte su da’ precordii,
voleranno pe ’l mare pe ’l mare.