Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Solus ad solam
Lettura del testo

• 12 settembre – sabato.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

12 settembresabato.

Stamani ricompare il delegato, l'uomo ambiguo dalla bocca dolciastra, dagli occhi fuggevoli. Viene ad espormi il risultato delle ricerche intorno a quel che accadde la sera del 7 settembre, la sera della follìa.

Entra nella stanza rossa. Rimane in piedi. Parla a bassa voce.

Nel pomeriggio di lunedì la signora fu vista su la scalinata di San Firenze.

L'indicazione della piazza d'Azegliodata per errore del domestico o per inganno del vetturinoera falsa e aveva forviato le ricerche. Tutta l'avventura si svolse su la piazza di San Firenze, tra le sei e le sette e mezzo circa.

Dopo avere esitato, in preda a un'agitazione palese, la signora entrò nella piccola porta che mette nella cappella. Quando ne uscì, prese una vettura e diede l'indirizzo di via dei Benci. A mezza strada si pentì, e ordinò al vetturino di passare per Porta Rossa. Nella via della Condotta chiese al vetturino s'egli avesse visto due lettere, e le cercò affannosamente. Di nuovo ordinò di tornare indietro, si fermò di nuovo dinanzi alla chiesa, ed entrò per la stessa porta.

Quando ne uscì, era già buio. Come dava in ismanie, un uomo alto e magro si avvicinò a parlarle. L'uomo chia un suo compagno, dichiarandosi agente di polizia; ed entrambi fecero salire la signora in un'altra vettura e la condussero in via Pier Capponi. L'indirizzo era stato dato da lei? Probabilmente.

Nella scala della casa accadde la scena raccontata dai domestici.

Pochi minuti prima delle otto e mezzo (sette o otto minuti prima del mio arrivo!), i due uomini fecero di nuovo salire la signora nella vettura e la condussero in giro, senza mèta, aspettando ch'ella si rivelasse e désse una indicazione certa.

Come passavano per la piazza Beccaria, si fermarono dinanzi al caffè. Discesero; si sedettero a una tavola. La signora bevve qualcosa; anch'essi bevvero. Quanto tempo rimasero ?

Un d'essi, il magro, diceva: «Non la lascio se non la porto a casa, se non scopro chi sia e dove àbiti».

Sembra che finalmente, verso le dieci, la signora abbia dato l'indirizzo di via dei Benci. I due la condussero . Il portone era già chiuso. Sonarono il campanello. Accorsero il portiere e la moglie.

L'uno dei due (il magro, poiché l'altro taceva sempre) chiese: «Conoscete questa signora?» Il portiere rispose: «Sì. È la mia padrona».

Colui insistette per sapere il nome. Il nome fu detto. Colui soggiunse: «Non ve la consegno, se non firmate questa carta». E si dichia agente di polizia.

Allora la vecchia firmò per sé e pel marito paralitico. La carta non era se non un piccolo pezzo qualunque, sul quale l'uomo fece un segnaccio con la matita. La vecchia pagò il vetturino, che doveva avere quattro lire e cinquanta centesimi. La signora smaniosa disparve su per le scale. I due accompagnatori misteriosi si allontanarono.

Le ricerche minutissime, compiute per trovare tra gli agenti l'uomo indicato, son riuscite vane. Nessun rapporto fu presentato al Questore. Il delegato pensa che quell'uomo non sia un agente ma un qualche malfattore temerario che abbia tentato un ricatto. Le ricerche tuttavia continueranno.

Il delegato se ne va, con la solita aria cerimoniosa e quasi strisciante.

Ho il dubbio che, escludendo la qualità di agente nello sconosciuto, egli abbia cercato di scaricare la Questura dalla responsabilità di un errore tanto grossolano; le cui conseguenze sono incalcolabili.

Rimango in una desolazione senza luce. Vedo il caffè ignobile; vedo Amaranta – la creatura che in due anni d'amore non è stata circondata se non dalle più belle e più squisite e più preziose apparenze – la vedo seduta tra i due ceffi, dinanzi a un bicchiere impuro dov'ella bagna le labbra riarse...


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL