Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Solus ad solam
Lettura del testo

• 17 settembre 1908 – giovedì.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

17 settembre 1908giovedì.

Stamani il dottore non ha nulla di nuovo da dirmi. La reclusa ha dormito più tranquillamente; ha mangiato più del solito. Ella insiste su l'idea della congiura ordita da me e dal dottore. Ma, quando è incalzata dal ragionamento, si chiude nel silenzio o divaga. Insiste ancóra su la rovina del padre, imaginaria.

Come il dottore le mostra il sole di settembre su le foglie del giardino, ella ha un'aspirazione subitanea verso la gioia della vita. «È il settembresospira «il mese che prediligo! Com'era bello in questo mese il bosco su l'Arno

Tutto dimostra che ella è tornata in sé e che ella potrebbe incominciare a vivere, se la suggestione e l'imposizione paterna non gravassero su lei.

Ah, perché, perché quella sera, quella bella sera d'agosto, tornando da Perugia verso Arezzo, non prendemmo la via di Siena? Perché non seguimmo il nostro istinto? Perché tu volesti rientrare nella casa dove t'aspettavano lo sgomento e l'umiliazione?

Oggi saremmo felici, disdegnando tutto il resto; saremmo felici in una chiara villa sul Tirreno, coi nostri cavalli, coi nostri cani, con tutte le cose che amiamo, congiunti per sempre.

Ti pentirai di tutto fuorché d'esser venuta a me, liberamente, fieramente. Questo ti scrivevo in una lettera che non partì perché, poco dopo, giunse l'annunzio del tuo arrivo a Firenze.

Tu leggesti la lettera qui, e non piangesti. Né me la domandasti, per conservarla. Il tuo cuore era già lontano.

Io la pongo nel Libro segreto, documento d'amore.

31 agosto 1908.

Tutta la giornata di ieri passò in silenzio. Stamani la posta non mi ha portato nulla. Sono le tre del pomeriggio, e tu non dài nessun segno. La tua ultima lettera del 28 diceva imminente la partenza. E soggiungeva: «Vorrei stabilirmi in qualche posticino tranquillo, dove ti potessi vedere...» E mi poneva nel cuore il sogno e la speranza della felicità. Attendevo da un attimo all'altro la parola di gioia; perché in tutte queste vicende io non ho guardato se non a una sola possibilità: a quella di averti finalmente tutta per me; e non ho avuto se non una sola pena: quella di sentirti sempre esitante.

Ah, povera piccola, dove ritroverai, dove ritroveremo una magìa d'amore così continua e così alta?

La sola presenzasempre – bastava a darci l'oblio d'ogni altra cosa e a rinnovare perpetuamente la nostra ebrezza.

L'ultima volta che ci siamo baciati – te ne ricordi? – la nostra commozione era più profonda di qualunque altra; e tu avevi il sentimento d'una passione che fosse nel suo culmine.

Che l'imagine notturna del tuo amicogiunto fino a te di dall'ombra e dal pericolorimanga nell'anima tua e ti conforti e ti mostri la sola via da prendere!

Quanto ho pensato in questi giorni d'attesa terribile!

Nel centro del mio cuore è la certezza assoluta che non dobbiamo e non possiamo se non congiungere per sempre le nostre due vite. Qualunque altro pensiero è un sacrilegio contro l'amore e contro il passato.

Io ho bisogno di te, ho bisogno di riposarmi nella tua presenza continua, nel possesso perfetto. Il destino ti ha condotta sul mio cammino, e ora affretta gli eventi.

L'amore t'illumini. Il giuramento, rinnovato e suggellato nei giorni mistici, ti tenga lontano da ogni atto vile!

Comprendo il rammarico che ti punge. Ma non pensi alla divina armonia di quei giorni? Non pensi alla tua ripugnanza nel tornare verso il martirio? Non pensi al tuo pentimento di avermi lasciato andare dopo ore di così perfetta gioia, di così pura malinconia?

Ho dentro di me una cupa angoscia; e stamani ho guardato più volte il mio revolver con un senso di liberazione. Ignoro tutto, e questo silenzio ostinato è inesplicabile. Non comprendo come almeno la donna fida non riesca a mandarmi una qualunque parola di speranza o di disperazione.

Che accade? Dove sei? Che fanno di te? Sei tornata di nuovo sotto l'oppressione e l'imposizione?

Folle! Folle! Una sola cosa tu devi fare; ed è veramente, questa volta, il tuo «dovere» sacro: venire a me, correre a me, confidarti in me. Ti parlo con tutta l'anima mia. Ti offro di nuovo la mia vita in cambio della tua.

Vieni. Non temere di pesarmi. Tu sai il mio cuore. Saremo felici. Io saprò comporti un'esistenza di calda e profonda bellezza. Tu mi renderai tutto quello che ti ho dato, essendo la testimone e la protettrice del mio lavoro futuro.

Ho bisogno di lontananza e di silenzio; ho bisogno di ritrovare la voce della mia poesia, tenendo la tua mano nella mia mano come quel giorno in cui la musica di Beethoven ci trascinava sul fiume di tutte le cose belle.

Oggi si compie l'agosto: mese, per noi, di sofferenza e di gaudio.

Or è un anno, era per compiersi il sogno ardente di Brescia. Il soffio di Tristano passava su noi, nella notte... Te ne ricordi?

Ardentissimamente prego il fato, che ti renda a me, che ti suggelli con me, nell'anniversario. Non mi perdonerò mai d'esser fuggito, l'altro giorno, nell'intolleranza dell'ansia. Ero come folle, e la tua crudeltà mi pareva mostruosa. Volevo ripartire nella notte, non avendo pace; e un guasto alla macchina me l'impedì. Il presentimento mi mordeva il cuore.

Se avessi potuto vederti a Laterina, certo ora sarei felice, perché – te lo giuro – a nessun costo ti avrei più lasciata. Ora sarei felice in un luogo tranquillo, e placherei ogni tua inquietudine con la mia tenerezza invincibile. Tu la conosci, tu la conosci. Ricòrdatene!

Questa lettera ti giungerà? Le altre mie lettere, gli altri miei telegrammi ti son giunti?

Eccomi – te lo ripeto davanti all'anima mia, all'anima tua – eccomi tutto per te. Non ascoltare nessun'altra voce fuorché quella dell'amore, che sola è santa e giusta. Ti pentirai di tutto fuorché d'esser venuta a me, liberamente, fieramente. Pènsaci.

Ti amo. Non ho nessun pensiero che non sia tuo; non ho in cuore nessun desiderio che non sia per te; non vedo nella mia vita altra compagna, non vedo altra gioia.

Ti parlo con la sincerità più certa.

Prego la sorte che questa lettera giunga nelle tue mani perché tu raccolga la parola più vera e più possente ch'io ti abbia mai detta.

Bada a quel che fai! La tua trasgressione non sarà senza castigo.

Resta nella verità. O prima o poi sentirai che una sola cosa vale: il legame che ci lega; e che tutto il resto è vano e ingiusto e falso.

Te l'ho già detto una volta: l'aiuto non ti verrà se non dal tuo amico.

Voglio contenere il mio spasimo, e attendere ancóra un gio>rno.

Fossi domani sera con te, e guardassi con te la piccola luna di settembre, e dicessi con la bocca su la tua bocca: «Mia, mia, mia, tutta mia, per sempre tutta tutta tutta mia!»

Ricòrdati che dinanzi all'altare del Crocifisso, in San Francesco, noi ci siamo sposati.

Gabri tuo.

E son certo che la profezia si avvererà. Ti pentirai, ti pentirai.

Per quali beni tu mi rinneghi? A due fini tende il tuo padre: o a riconciliarti con tuo marito o ad ottenere da tuo marito – nell'atto della separazione – una certa larghezza degli alimenti.

Se ti riconcilii, a qual vita ti sottometti! Mille volte mi hai detto di non poter più sopportare la convivenza con un tal bruto nella triste casa e mille volte mi hai parlato della necessità di separarti. Ora non ti ripugna di tornare a vivere con quell'uomo ingeneroso, in condizioni umilianti, non più signora ma serva!

E nel caso di una separazione giudiziaria qual somma ti verrebbe assegnata? Una somma ridicola; non bastevole neppure alle necessità dell'esistenza. E, nel caso d'una separazione consensuale, la somma potrebbe essere accresciuta di ben poco, poiché il patrimonio di tuo marito è compromesso.

Un grande e sicuro amore è dunque sacrificato a piccoli interessi incerti. Una vita di luce e di bellezza è sacrificata a una schiavitù disonorevole.

Certo, in questo la tua demenza è senza nome.

Risvégliati. Sei ancóra in tempo. Se mi cercherai, mi troverai.

La sete di te mi brucia sempre.


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL