Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Solus ad solam
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• 1 ottobre 1938 – giovedì.

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1 ottobre 1938giovedì.

Iersera, non potendo più resistere alla solitudine e all'inquietudine, scesi in città e andai in cerca del dottore. Lo trovai. In questo deserto è il mio solo amico.

Ebbe parole molto affettuose per me, vedendo i segni della mia amarezza e della mia sofferenza. Poi mi parlò della malata, ch'egli aveva visitata alle cinque del pomeriggio.

Mi raccontò le solite agitazioni, le solite avversioni, le solite paure. Io dissimulavo a fatica la mia ansie, aspettando non so qual segno. D'un tratto, dopo una pausa, il dottore soggiunse:

– Ah, una cosa nuova...

– Quale?

Oggi per la prima volta ha pianto.

La commozione improvvisa mi serrò la gola. Ieri il suo pianto non era nel mio vóto? «Quando i suoi occhi di smalto s'empiranno finalmente di lacrime vive

E ieri ella pianse, all'ora medesima in cui il mio cuore le era vicino!

Ero così ansioso di sapere tutte le particolarità che dovevo fare un grande sforzo perché le mie troppe domande non sembrassero puerili.

Ella pianse dirottamente, senza ritegno, abbandonandosi al suo dolore. Prima stette seduta, poi si levò. Mescolò alle lacrime qualche parola di lamento su la sua ruina.

– Non mi nominò? Non diede nessun segno di me? Non lasciò trasparire nessun raggio? Restò sempre chiusa? –

Le domande non proferite mi facevano tremare le labbra.

Il buon dottore forse le indovinò, perché mi disse con amarezza:

Dopo, placato il singhiozzo, cominciò a lodare la bontà del marito. –

Chiese al dottore: «Non è vero che è molto buono? Non lo sa anche Lei?»

Il dottore rispose: «Io lo conosco poco. Non l'ho visto se non rarissime volte. Quando Ella era malata e io venivo a visitarLa, non lo trovavo mai accanto al Suo letto, né l'incontravo mai sul mio passaggio per la casa».

Povera creatura folle!

Il padre, i fratelli, le donnicciuole che l'attorniano, tutti le fanno credere che il marito la riprenderà, le perdonerà, si riconcilie con lei, e ch'ella presto rientrerà nella vita consueta.

Ora io so che il marito ordisce una umiliante risoluzione legale bassamente e ridevolmente feroce. Francesco dianzi mi parlava della indignazione suscitata nel senatore Silvio Berti (patrono della mia poveretta) da tanto indegne proposte.

O lacrime senza miracolo! Trista morte di settembre! Vano sforzo e vana angoscia!

Penso a un'antica parola: «Il tuo dolore era maturo come un frutto d'autunno; e come il frutto maturo, è caduto dal ramo».

Che il mio dolore cada! Che la mia anima s'alleggerisca di questo peso funesto!


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