Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Il sudore di sangue
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RICOMPENSE ITALIANE AL VALOR MILITARE CONFERITE ALL’UFFICIALE DI COMPLEMENTO GABRIELE D’ANNUNZIO DEI LANCIERI DI NOVARA

IN SERVIZIO DI AVIAZIONE

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IN SERVIZIO DI AVIAZIONE

gruppo aeroplani – 1 squadriglia

proposta di ricompensa al valor militare per il capitano

gabriele d’annunzio

Zona di guerra, 15 settembre 1917.

Si ha l’onore d’informare codesto comando che il Capitano di complemento nell’arma di Cavalleria Gabriele d’Annunzio ha partecipato a numerose azioni di offesa aerea assolvendo le missioni prefissesi con l’entusiasmo e l’arditezza da esse voluti.

Ritornato alle imprese di volo dopo la ferita gloriosa riportata in servizio di volo, bombardò: Muggia, Parenzo, Opcina, i cantieri navali di Trieste, il Verh, Gargaro, Chiapovano, Medeazza, con apparecchi Voisin, Farman ed idrovolanti.

Nelle notti sul 3-4-9 agosto con audacissima perseveranza portò la più lontana offesa su Pola, trionfando su condizioni atmosferiche avverse per forte vento e bassi strati di nubi, e sull’intensissimo tiro di sbarramento della piazzaforte.

Ideatore della lotta concorde delle armi terrestri con la milizia celeste, attuò durante l’offensiva dell’agosto 1917 l’arditissimo impiego tattico dell’Ala Italiana in ausilio all’avanzata delle fanterie, secondo il vero stile del combattimento nuovo.

Dell’audacissimo volo egli scrisse le regole nel maggio 1917 e nell’agosto ne diede l’esempio magnifico.

Capo Gruppo di una squadra aerea egli seppe in numerosi voli renderne l’azione concorde ed efficacissima nella simultaneità dell’offesa ed ottenne che unanimi fossero l’entusiasmo, la fermissima volontà e l’arditezza.

Compì con il grande velivolo da bombardamento quanto nessun altro fece mai.

La mattina del 19 agosto, eseguito con cura massima a tre riprese il lancio delle bombe che sopraccaricavano l’apparecchio ed incurante del pericolo sempre crescente, si abbassò a trecento metri sulle immediate retrovie nemiche mitragliando trincee, movimenti di truppe ed appostamenti d’artiglierie durante 45 minuti, esposto ad un infernale tiro di fucileria, mitragliatrici e batterie, ed alla traiettoria dei nostri stessi tiri. Con l’apparecchio leso in 16 parti ritornava nel pomeriggio nel cielo del campo di battaglia e, dopo il lancio delle bombe, con rinnovato ardore mitragliava il nemico per 50 minuti da 300 metri di quota. In quel solo giorno riportava 38 fori di tiro di artiglieria, fucileria e mitragliatrice, lanciava 40 bombe e sparava 1300 colpi di mitragliatrice su obiettivi scelti con cura estrema nel momento del pericolo più grave.

Il giorno 20, 21 e 22 ripeté mattina e sera con audacissima insistenza il bombardamento e mitragliamento del nemico da bassissima quota, e superando nell’ardore del combattimento ogni precedente audacia scese fino a 50 metri di quota sulle trincee nemiche. L’incalzare delle azioni di bombardamento non permise neppure la provvisoria riparazione del velivolo ed il Capitano d’Annunzio ritornò sul nemico con enormi carichi di bombe e l’apparecchio leso e forato in ogni parte. Non potendo rientrare alla propria base per gravi guasti riportati al velivolo, dovette dopo le azioni atterrare tre volte al campo di Aiello.

Il giorno 21, ripartito da Aiello dopo riparazione ad un motore, giungeva al campo della Comina nell’istante stesso in cui le altre unità partivano per l’azione. Senza indugio il Capitano d’Annunzio ordinò il rifornimento dei motori ed il carico delle bombe e mezz’ora dopo ritornava sul nemico.

In quattro giorni il velivolo del Capitano d’Annunzio riportò 127 fori, ebbe elica, crociere di comandi, tubazioni spezzate, radiatore forato; un proiettile d’artiglieria traversò il timone di profondità producendovi ampio squarcio.

Nell’azione del 21 mattina quattro granate dirompenti scoppiarono simultaneamente ai quattro lati del velivolo ed una scheggia, lacerato il guantone del Capitano d’Annunzio, gli produsse una ferita al polso sinistro.

Durante la stessa azione l’osservatore di poppa ebbe la giacca di cuoio forata da due proiettili di fucileria ed altri proietti colpirono parti dell’apparecchio vicinissime ai piloti ed al Capitano d’Annunzio.

Da tutti i voli, riportò numerosissime fotografie da bassissima quota che diedero modo ai Comandi superiori di avere preziose informazioni. Così in una di esse, eseguita a 100 metri di quota, fu finalmente possibile al Comando della 3 Armata).

Il Capitano d’Annunzio nell’ostinatissima insistenza dell’offesa sempre più grande, seppe di combattimento in combattimento superare la sua stessa arditezza, la perizia sua stessa rendendole ogni volta più pronte e più acute.

Il 4 settembre il Capitano d’Annunzio eseguiva un volo di nove ore ed un quarto – con tragitto di oltre 1000 km. (Comina, Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Milano, Novara e tragitti secondarii) ostacolato costantemente da condizioni atmosferiche avverse per basse nubi, temporali e forte vento. Il volo venne compiuto con velivolo appositamente attrezzato giusta sue indicazioni, come esperimento per l’attuazione del volo sopra Vienna, da lui stesso disegnato, preparato e sollecitato, e dimostrò con la brillante riuscita la perfetta giustezza del piano.

Il Capitano Comandante la Squadriglia

M. Pagliano

La condotta tenuta dal Capitano D’Annunzio nell’offensiva di agosto è stata di esempio per tutti gli equipaggi della squadra di cui egli era il Comandante.

Lo scrivente che ha partecipato a qualche azione durante la stessa offensiva ha potuto personalmente ammirare il suo valore e il suo ardimento.

Lo si ritiene meritevole d’una medaglia d’argento al valore militare.

Il Comandante del IV Gruppo Aeroplani

Darli Cesare


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