Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
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Canto novo

Canto del sole

V6.

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V6.

Un corno d’oro pallido

nel ciel verdognolo brilla. Sospirano

i flutti: — è il novilunio;

amate, o giovini forti, le vergini

oceanine! — Soffiano

a tratti gli umidi vènti, sospirano

l’acque: — o giovini, o vergini,

è il novilunio di maggio; amatevi! —

Un semicerchio argenteo

pende su’ ceruli monti che paiono

proni atleti cadaveri.

Dicono i petali nel sonno: — oh zefiri

blandi, pregni di pollini,

freschi! oh freschissime rugiade! oh fervido

amor d’una libellula! —

nel sonno i petali chini pispigliano.

Un diadema fulgido

dal cielo irradia l’acque di gemmee

faville; al fondo le alighe

destate anelano un raggio. Un pallido

raggio a lor giunge; guardano

le malinconiche su per lo speglio.

Vènti — l’alighe pregano

oh, date palpiti al mare! dàtene!…

Una gran falce ferrea

par la siderea messe recidere.

Foschi ne la penisola

i boschi ondeggiano. Cantan le driadi.

Da le radici i fremiti

d’amore a l’ ultime cime trascorrono.

Oh notte di connubii! —

nude ne’ cortici cantan le driadi.

La luna come un’àncora

infranta luccica nel violaceo

fondo del cielo. Stranie

voci per l’aure giungono. — Ammàina!

O pescatore, ammàina!

esse ammoniscono. — È il novilunio;

la Sirena un’insidia

dolce e terribile prepara: ammàina!

Un grande arco amazonio

di rame folgora tra vaste nuvole;

ferma la barca ha l’àncora

nel fondo; immobile a poppa io vigilo.

Non anche il pesce morsemi

l’esca, ma assiduo il desiderio

l’aspettante cuor mordemi,

dolce e terribile nemica. E vigilo!


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