Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
L'urna inesausta
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Ora comincia il bello

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Ora comincia il bello

Ora che resta,

poiché son qui, di cominciar la festa?

ariosto, fur. xxvi

AGLI UFFICIALI E AGLI EQUIPAGGI DELLE NAVI «DANTE ALIGHIERI», «NULLO», «MIRABELLO», «ABBA» NELLE ACQUE DI FIUME ITALIANA

Compagni, concedete l’onore di chiamarvi con questo nome al marinaio volontario che fin dagli anni lontanissimi fu l’illustratore devoto del rinnovamento navale italiano e celebrò in ogni occasione il grande spirito marino d’Italia.

Dal mezzogiorno di ieri ho assunto il Comando militare in Fiume liberata che mi propongo di tenere e di difendere fino all’estremo, con tutte le armi. Non vi fu mai al mondo causa più pura e più bella. Non vi fu mai al mondo Città più generosa e più costante, sotto il peso del disconoscimento e dell’ingiustizia, sotto la minaccia di tutte le profanazioni e di tutte le violazioni. Voi lo sapete, marinai dell’Adriatico. Nei giorni peggiori la confortaste con un amore fraterno che senza misura vi fu reso. Il martirio non può essere rinnegato, le testimonianze non possono essere distrutte.

Il corruttore senza vergogna, che oggi inganna e disonora l’Italia, ha creduto di poter vendere questo popolo eroico come un branco di schiavi. Ha considerato questo sangue ardente e paziente con una bieca anima di negriero. Ebbene, no: l’Italia vera non vive del suo ventre ma della sua idea, non si può salvare secondo la carne ma secondo lo spirito. E voi avete veduto in questi tre giorni quale sia la potenza dello spirito. L’Esercito Vittorioso si ricostituisce intorno a un grido di confessione che diventa un grido di creazione: «Italia o morte.» Eravamo un pugno di devoti, entrando nella città come in una selva vivente di lauri. Oggi siamo un esercito. Tutti si offrono, tutti accorrono a me. È una divina gara di generosità, che mi ricompensa di tutta la passata tristezza.

Nessun soldato di netto stampo italiano vuole abbandonare Fiume d’Italia. Possono abbandonarla i marinai?

Non chiedo una risposta.

La conosco.

Il Carnaro è nostro.

È un mare dantesco.

La bella nave che porta il nome di Dante v’ha il suo luogo e il suo dominio. E le altre navi dalle denominazioni eroiche le sono degna scorta. Esse rimangono su la fronte marina, a guardia di Fiume, nel porto sgombro.

In memoria delle quattro prue l’Italia nuova aggiungerà quattro rostri alla colonna della sua gloria navale. Io me ne faccio mallevadore, compagni.

Nessuna ombra appanna la mia certezza. Nessun dubbio turba la mia fede. Sento intorno a me tutte le anime riardere. È questa la seconda riscossa; e avrà per termine la vittoria.

Marinai d’Italia, fiore della nostra razza privilegiata, voi non potete disertare la grande causa. Come sempre io fui con voi, siate con me in questa prova estrema.

Io vi dico, per giuramento di verità e di purità, che con me è la Patria eterna.

Viva la prima squadra del Carnaro sgombro!

Viva Fiume d’Italia!

14 settembre 1919.


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