Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
L'urna inesausta
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AL COLONNELLO RONCAGLIA

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AL COLONNELLO RONCAGLIA

Signor Colonnello,

mi vien comunicato dal Capitano Francesco Sapienza della Brigata Regina che tutti gli Ufficiali rimasti in Fiume Italiana, rimasti a difendere in Fiume l’onore d’Italia e l’onore dell’Esercito, davanti al mondo folle e vile, difensori gloriosi e luminosi quant’altri mai, saranno considerati come passati al nemico. Mi viene detto che questa parola infame è uscita da Lei, signor Colonnello. È degna del Governo ignobile di cui Ella oggi è servitore e complice.

Non tocca me, né tocca i miei compagni. Siamo, in massima parte, feriti, mutilati, decorati più volte al valore, fieri d’aver dedicato alla Patria la nostra devozione infaticabile, dal primo giorno della nostra guerra fino a questa impresa che io considero la più pura e la più alta fra tutte.

Ma s’Ella non ringoia la parola infamedico infame nel senso più abietto – Ella riceverà da me il marchio che merita, davanti alla Nazione e davanti al mondo.

Lo prometto.

E questo non è se non un avvertimento.

L’Italia è con me, è con noi: l’Italia vera, l’Italia.

Il nemico è intorno a Fiume che io difenderò sino all’ultimo respiro, con tutti i mezzi.

Qui è la verità. E la menzogna è intorno.

14 settembre 1919.

Gabriele d’Annunzio


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