Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
L'urna inesausta
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ALLA GENTE DI SAN MARCO

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ALLA GENTE DI SAN MARCO

Veneziani,

fratelli miei non mai tanto cari quanto in quest’ora di sobria ebrezza, vi mando il mio saluto attraverso impedimenti che superiamo e rovesciamo con la potenza dello spirito.

Se voi poteste sapere, se voi poteste vedere quel che fu compiuto nel giro di un giorno, trovereste il coraggio di scrollare il giogo vergognoso che il più impudente dei corruttori vi ha imposto.

Volete notizie precise e concise?

Eccole. Sono padrone assoluto di Fiume, delle navi in porto, del territorio, di una parte della linea d’armistizio: e i soldati non obbediscono se non a me.

L’Esercito Vittoriosocalunniato, disgregato, vituperato in Patria – si ricostituisce intorno al mio grido, intorno alla grande bandiera dei fanti che ho meco. E si rinsalda, si risolleva, si riaccende, stravince.

Nessuno potrà togliermi di qui, dove l’Italia vera, la mia Italia, rimarràsecondo le parole di Romaottimamente.

Ma, se voi non vi sollevate e non abbattete la canaglia che vi disonora, siete indegni di chiamarvi Italiani.

Gli Italiani sono a Fiume e – contro tutto, contro tutti – fonderanno in Fiume la nuova Patria.

«Nu con ti!»

Aggiungete la prova dei fatti.

Addio e arrivederci.

17 settembre 1919.

Gabriele d’Annunzio


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