Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
L'urna inesausta
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IL SEGNO È PEGNO

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IL SEGNO È PEGNO

Soldati di tutte le armi, e di una sola fede;

Fanti di tutte le trincee, e di una sola costanza;

Granatieri di tutte le riscosse, e di una sola pertinacia;

«Fiamme nere» di tutti gli assalti, e d’un solo ardire;

Bersaglieri che l’altra notte vi inginocchiaste con me e piangeste con me su questa terra di passione per espiare il fallo di pochi infidi;

Cavalieri intrepidi a piedi e a cavallo, pronti a ogni cómpito e a ogni sforzo, impennati verso il volo, compagni di Francesco Baracca e miei;

Artiglieri che avete ancóra l’anima intronata dalle grandi sinfonie carsiche e di qui partirete ad occupare l’altura del Calvario ben sapendo quale sia la vostra mira;

Mitraglieri con la vostra arme nuda addosso o chiusi nei vostri carri corazzati, ventaglio invisibile della strage;

e anche voi, Carabinieri fedelissimi che voleste esser fedeli alla Causa bella, alla Causa prima, piuttosto che servire il disonore;

e anche voi, Marinai dei tre mari, egualmente invitti sul ponte della silurante e nelle velme di Cortellazzo, sul guscio di legno e sul colosso d’acciaio;

e voi anche, Aviatori, miei piloti di Pola, di Cattaro, di Vienna, giunti su le ali spezzate e intenti a rifoggiarle con l’animo, stormo di scarso numero ma d’innumerevole cuore;

siete un esercito immortale condotto da una colonna di fuoco che non si consuma;

siete il solo spirito di liberazione e di rivendicazione che soffii oggi sul venduto mondo;

siete l’intatta volontà di vittoria che precipitò la battaglia del Solstizio e inspirò l’immolazione degli estremi combattenti al bivio di Paradiso.

Vi ho guardati, vi ho contati, vi ho misurati. Avete ora un solo vólto e un solo sguardo. L’ideale gioventù d’Italia non può avere se non il vostro vólto e il vostro sguardo.

«Gioventù» fu la parola d’ordine nella più bella battaglia ellenica, a Micale.

«Gioventù» è la parola d’ordine nella più bella impresa italica, a Fiume.

Soldati di terra e di mare, in commemorazione di questa radunata, nel giorno sacro alla conquista di Roma, instituisco una medaglia di bronzo. E dico che sarà coniata per decreto nazionale. E ne sarà spezzato il conio.

Se saremo vivi, la porteremo sul petto con orgoglio. Se cadremo, la riceverà e custodirà con orgoglio la gente nostra.

Ma, nell’un caso e nell’altro, sarà una impronta di vincitori.

Ne distribuisco oggi il segno, composto da quelle mani coraggiose che in segreto cucirono le bandiere del riscatto e le camicie per i nostri prigionieri.

Il segno è pegno.

Voglio che ciascuno, ricevendolo, rinnovi il giuramento: Fiume o morte.

E la vergogna schiacci i traditori.

Presentate le armi!

La Patria è qui.

20 settembre 1919.


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