Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
L'urna inesausta
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IL COMANDANTE AL POPOLO DI FRANCIA

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IL COMANDANTE AL POPOLO DI FRANCIA

Messaggio affidato allo scrittore André Tudesque inviato del Journal, publicato nei fogli parigini il 27 settembre, e qui tradotto.

Fratelli di Francia,

voi sapete quello che abbiamo fatto sotto l’inspirazione e la protezione del nostro Dio. La più italiana delle città d’Italia, oggi più italiana di Verona di Pisa di Perugia o di qualsiasi altro Comune insigne, era perduta sotto la minaccia di tutte le profanazioni e di tutte le violazioni.

Ero malato nel mio letto. Mi sono alzato per rispondere all’appello. Le forze non mi hanno mai abbandonato. Io e i miei compagni abbiamo tutti ubbidito allo spirito e con esso abbiamo sormontato ogni impedimento, ogni miseria. Lo spirito ha compiuto il prodigio. In alcune ore, senza colpo ferire, mi sono impadronito della città, del territorio, delle navi e di una parte della linea d’armistizio. I soldati mandati contro di me con le armi, passarono dalla mia parte con le armi.

Il contagio dell’ardore e della generosità è improvviso. Fiume non è che una fucina di eroismo, come già il monte Grappa. Gli eroi vengono a respirare qui l’alimento stesso della loro anima. I feriti i mutilati i ciechi accorrono per offrire tutto ciò che lor resta. La bandiera è issata in cima alla volontà umana e sovrumana di soffrire, di lottare, di resistere.

Tutto ciò che dico è attestato da tutti coloro che hanno visto e inteso. Si conosce ormai la passione di Fiume. Vi sono qui confessori e martiri.

Sono deliberato tenére e difendere la città sino alla fine, con tutte le armi. Noi siamo pronti a morire di fame nelle sue strade, a seppellirci sotto le sue rovine, ad ardere nelle sue case incendiate, a beffarci di tutte le minacce e a sfidare ridendo la morte più crudele. In queste condizioni, i buoni combattenti francesi lo sanno a lor gloria, i petti sono invincibili. Altri dopo di me balzeranno. Coloro che durante anni e anni di tristezza hanno sospeso corone di lutto alle statue delle città schiave, possono biasimarci, condannarci?

Non vi domando di schierarvi per la nostra Causa che è la più bella del mondo. Il combattente che si diede ardentemente alla vostra nell’agosto del 1914, quegli che non si allontanò dall’Isola di Francia se non per andare a predicare la guerra nel maggio del 1915, quegli che sorvolò la fronte dell’Aisne nel settembre del 1918, quel medesimo vi saluta senza speranzatimore, dall’alto della città adriatica.

27 settembre 1919.

Gabriele d’Annunzio


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