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IL COMANDANTE AL POPOLO DI FRANCIA
Messaggio affidato allo scrittore André Tudesque inviato del Journal, publicato nei fogli parigini il 27 settembre, e qui tradotto.
voi sapete quello che abbiamo fatto sotto l’inspirazione e la protezione del nostro Dio. La più italiana delle città d’Italia, oggi più italiana di Verona di Pisa di Perugia o di qualsiasi altro Comune insigne, era perduta sotto la minaccia di tutte le profanazioni e di tutte le violazioni.
Ero malato nel mio letto. Mi sono alzato per rispondere all’appello. Le forze non mi hanno mai abbandonato. Io e i miei compagni abbiamo tutti ubbidito allo spirito e con esso abbiamo sormontato ogni impedimento, ogni miseria. Lo spirito ha compiuto il prodigio. In alcune ore, senza colpo ferire, mi sono impadronito della città, del territorio, delle navi e di una parte della linea d’armistizio. I soldati mandati contro di me con le armi, passarono dalla mia parte con le armi.
Il contagio dell’ardore e della generosità è improvviso. Fiume non è che una fucina di eroismo, come già il monte Grappa. Gli eroi vengono a respirare qui l’alimento stesso della loro anima. I feriti i mutilati i ciechi accorrono per offrire tutto ciò che lor resta. La bandiera è issata in cima alla volontà umana e sovrumana di soffrire, di lottare, di resistere.
Tutto ciò che dico è attestato da tutti coloro che hanno visto e inteso. Si conosce ormai la passione di Fiume. Vi sono qui confessori e martiri.
Sono deliberato tenére e difendere la città sino alla fine, con tutte le armi. Noi siamo pronti a morire di fame nelle sue strade, a seppellirci sotto le sue rovine, ad ardere nelle sue case incendiate, a beffarci di tutte le minacce e a sfidare ridendo la morte più crudele. In queste condizioni, i buoni combattenti francesi lo sanno a lor gloria, i petti sono invincibili. Altri dopo di me balzeranno. Coloro che durante anni e anni di tristezza hanno sospeso corone di lutto alle statue delle città schiave, possono biasimarci, condannarci?
Non vi domando di schierarvi per la nostra Causa che è la più bella del mondo. Il combattente che si diede ardentemente alla vostra nell’agosto del 1914, quegli che non si allontanò dall’Isola di Francia se non per andare a predicare la guerra nel maggio del 1915, quegli che sorvolò la fronte dell’Aisne nel settembre del 1918, quel medesimo vi saluta senza speranza né timore, dall’alto della città adriatica.