Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
L'urna inesausta
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«MORTO SÌ, VIVO NO»

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«MORTO SÌ, VIVO NO»

Fratelli di Zara, fratelli dalmati! Oggi abbiamo portato al camposanto di Fiume il primo fante italiano nella terra di Fiume italiana colpito da mano fraterna, ucciso da uno di quelli dell’«altra parte», ucciso da uno di quei miserabili che servono il vostro rinnegatore e venditore. Questo primo sangue fraterno non fu versato soltanto per Fiume. Fu versato per tutta la causa adriatica, che è una sola.

Tenete a mente il nome del piccolo fante veneto Luigi Siviero. Egli è caduto per la sua fede, è spirato con l’innocenza di un martire giovinetto. Volevano pigliarlo, volevano trascinarlo. Resistette. Colpito a morte, non si lamentò, non imprecò. Dall’intollerabile dolore non gli escì se non una parola eroica: «Morto sì, vivo no.» Nella sua agonia, egli la ripeteva tra i rantoli. E prima di esalare l’anima devota, la mormorò anche una volta: «Morto sì, vivo no.» Così parlavano, così parlano i martiri e i confessori deliberati di perire piuttosto che cedere. È bene che questa parola del combattente fiumano si propaghi oggi tra tutti i Dalmati. Siate pronti. Auroram excito.

Fiume d’Italia, 5 novembre 1919.

Gabriele d’Annunzio


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