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Quando Fiume liberata ricevette fra le primissime offerte la vostra, la più pronta e la più larga, il cuore ci balzò nel sentimento di una fraternità sùbito ricongiunta tra riva e riva lontana. Sentimmo che voi dalla vostra riva oceanica, come noi da questa riva adriatica, attraverso la distanza la solitudine e la tristezza, vedevate la faccia dell’Italia bella, quella medesima che la guerra aveva a voi ravvicinata nello splendore del sangue.
Lontani, avevate sùbito compreso quel che i prossimi mal comprendono o disconoscono: la nostra sanguinosa e fangosa Vittoria essersi esiliata col fiore dei combattenti in questa terra dove lo spirito di sacrifizio abita una gente non mai sazia di patire e non mai sazia di attendere.
È qui, fratelli, ve lo dico, è qui, nella giovine curva di questo golfo, il lineamento della quarta Italia; non là dove ogni giorno è repressa la voce della martire Fiume ed è riconosciuto il «sacrosanto diritto» dei fuggiaschi di Caporetto e dei disertori di tutte le battaglie e di tutte le trincee rifatti dall’amnistia regia integerrimi cittadini.
Non so se taluno di voi ricordi il messaggio che vi mandai dopo l’oscuro tradimento. Come allora, la Patria è ferita, è lacera, è arsa: la vostra nutrice è profondamente piagata alla mammella sinistra che copre il cuore. La piaga si allarga, divora la sostanza profonda, minaccia la fonte della vita.
Chi la salverà se non la nostra fede provata omai in tutte le prove? Di dove partirà la seconda riscossa se non da questa riva?
Come ci aiutaste nella prima, aiutateci anche in questa, fratelli. Siate anche oggi i sostenitori di questo popolo martoriato e sublime, o «figli della libertà».
Vi sentiamo oggi, attraverso l’Oceano, più vicini che non sieno a noi gli Italiani della penisola oscurati e forviati.
Quel che oggi è dato a Fiume povera e indomabile, quel che è dato alla passione e alla lotta di Fiume, è dato perché la nostra razza non perda la cagione di vivere.
L’ho già detto più d’una volta: la causa di Fiume è la causa latina dell’immortalità.
Non ci dimenticate nella vostra fatica e nella vostra preghiera, fratelli, come voi siete presenti sempre nella nostra gratitudine silenziosa.
Fiume d’Italia, 3 decembre 1919.