Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
L'urna inesausta
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LA GIUSTIFICAZIONE DELL’IMPRESA DI ZARA

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LA GIUSTIFICAZIONE

DELL’IMPRESA DI ZARA

Il capo del Governo antinazionale ha detto: «Io riuscirò a togliere dal cuore degli Italiani non soltanto la passione di Fiume ma perfino il nome di Fiume

Noi abbiamo dovuto cacciare dalla città qualcuno di quegli scribacchiatori americani, assoldati dalle ignobili gazzette borsaiuole di New-York e di Chicago e mandati qui «con l’incarico di non capire, di non vedere, di non sentire e di vigliaccamente mentire».

Essi hanno oggi in Italia degnissimi imitatori. Sappiamo con quale turpe slealtà sia condotta contro noi e contro i nostri atti la guerra cotidiana delle deformazioni e delle falsificazioni. Sappiamo con quale untuosa ipocrisia i grandi giornali attingano frodi e menzogne da quello stesso foglio bolcèvico ch’essi dispregiano e temono. I vecchi bollettini della vittoria non ebbero mai una divulgazione larga e rapida come quella di cui godono oggi le calunnie soffiate dal servidorame del Palazzo Braschi.

E la provvida censura ci riduce al silenzio e ci toglie ogni modo di restituire la verità.

Non importa. Restiamo sereni e sicuri. Teniamo tuttora la spada fiumana per l’elsa. Ci gloriamo di avere adottato il motto plebeo inscritto nel gagliardetto della nostra prima squadriglia di «autoblindo».

E, se dalla nostra parte abbiamo un dio, abbiamo anche un dèmone.

Credo che il Governo antinazionale tra le sue molte grasse illusioni nutra anche quella d’essere riuscito a isolarci. E non sa che tutti i fili del vasto mondo fanno capo al nodo fiumano. Un meraviglioso dèmone li conduce e li tende attraverso tutte le aste radiotelegrafiche della terra.

Eccone una prova.

Si sa con quanta acrimonia e con quanta stupidezza il Governo antinazionale abbia rappresentato e giudicato la nostra impresa di Zara. Si sa con quale commovente concordia le gazzette italiane ci abbiano vilipeso, ammonito, minacciato, designandoci all’abominio come provocatori d’una nuova guerra e come traditori della Patria.

Ecco il testo esatto di una nota del Governo americano intorno alla questione adriatica, trasmessa per telegrafo da Washington al Capo del nostro Governo verso la fine della prima decade di novembre.

Si consideri che questa nota fu corroborata dal telegramma del signor Wilson, con la data del 13 novembre, già da noi reso publico.

Si ricordi che io partii per le acque di Zara alla mezzanotte appunto del 13 novembre.

Poteva l’inspirazione del démone essere più opportuna e più diritta?

Chi mai, fra i tanti malviventi e mezzani che ci vituperano, oserà sbavare dinanzi a questo documento solenne dell’impudenza e della viltà wilsoniana?

Certo, nessun Italiano di Fiume e nessun Italiano di Dalmazia potrà leggerlo senza sentirsi soffocare dall’indignazione e sollevare dalla nausea.

Eccolo.

«1. La frontiera orientale d’Italia, partendo da un punto situato sul fiume Arsa, a ovest di Fianona, e risalendo al nord fino ai Karawanken, seguirà la cosidettalinea americana” ma con tali modificazioni che permettano di assegnare all’Italia la città di Albona. Il territorio costiero, che sarà per tal modo attribuito all’Italia, e che si stenderà dal canale dell’Arsa fino alla frontiera dello Stato libero di Fiume, sarà completamente neutralizzato; e nella stessa situazione dovrà trovarsi un’altra striscia di terreno che arriverà a sud, fino a Capo Promontore.

«2. Lo Stato indipendente di Fiume verrà contenuto nei limiti fissati dal Presidente Wilson, comprendendo la città e il suo retroterra immediato.

«Il confine sud-ovest di questo Stato libero sarà modificato secondo quanto è scritto al paragrafo precedente.

«La Lega delle Nazioni avrà l’assoluto controllo sullo Stato libero di Fiume, e provvederà alla sua amministrazione per mezzo di un governo formato da una Commissione speciale. Il controllo sul porto e sulle ferrovie sarà devoluto alla Lega delle Nazioni. Le ferrovie e il porto saranno esercitati secondo gli interessi della città e dei paesi che se ne servono pei loro sbocchi naturali. Tutte le concessioni atte ad accrescere lo sviluppo delle ferrovie e del porto di Fiume saranno poste ugualmente sotto il controllo della Lega delle Nazioni. Nel termine di cinque anni avrà luogo un plebiscito; la popolazione intiera prenderà parte al vóto che non potrà essere frammentario. È sottinteso che non sarà assegnato a Fiume alcuno statuto speciale: ma se l’Italia non potesse accettare questo plebiscito, lo Stato libero sarà lasciato alla Lega delle Nazioni, restando chiaramente stabilito che la Lega dovrà tracciare tutta la vita futura dello Stato.

«3. Se questa soluzione fosse accettata, si potrà redigere uno Statuto speciale che darà al cosidettocorpus separatum” di Fiume un grado di autonomia esattamente simile a quello di cui godeva sotto la dominazione ungherese; ma la sovranità italiana non sarà mai esercitata, sotto alcuna forma.

«Lo Stato Serbo-Croato-Sloveno avrà una autorità incontestata su tutta la Dalmazia, ma sarà riservato alla Città di Zara uno speciale regime. Per salvaguardare e dare un riconoscimento al carattere italiano della città, Zara verrà dichiarata città libera e le autorità cittadine saranno chiamate a stabilire, d’accordo con lo Stato Jugoslavo, la forma e il funzionamento del governo. Il governo della città di Zara avrà la garanzia perpetua della Lega delle Nazioni e, in caso di dissenso fra la città e il Regno Jugoslavo, la Lega delle Nazioni deciderà sulle varie divergenze. La rappresentanza diplomatica della città libera di Zara sarà scelta dal governo della città.

«4. L’Italia avrà il possesso delle seguenti isole:

«a) il gruppo di Pelagosa,

«b) Lissa e gli isolotti a ovest di Lissa,

«c) Lussino e Unie.

«Alla popolazione slava delle isole poste nel gruppo di Lissa sarà concessa, sotto la sovranità italiana, una completa autonomia locale.

«5. L’Italia eserciterà il mandato sull’Albania, ma i termini del mandato stesso saranno tali da impedire che l’Italia possa sfruttare le risorse del paese, servirsene a scopo militare e colonizzare. Il territorio posto intorno a Valona sarà completamente neutralizzato, e i jugoslavi avranno il diritto di costruire e di gestire le ferrovie dell’Albania settentrionale a nord del parallelo 41° 15’, come pure di fruire di tutti i privilegi dei traffici internazionali attraverso l’Albania del nord, secondo quanto è stato stabilito nella nuova convenzione fra gli alleati e le Potenze associate.

«I jugoslavi avranno il diritto di sviluppare e migliorare la navigazione della Boiana, a condizione però che il Montenegro si unisca allo Stato jugoslavo.

«6. La città di Valona con un retroterra limitatissimo, tale da supplire soltanto ai bisogni economici essenziali della città e della sua sicurezza, sarà data all’Italia in piena sovranità.

«7. L’Italia avrà il diritto di transito, senza restrizioni e con convenienti garanzie, lungo la ferrovia di Assling, benché questa passi su territorio jugoslavo.

«8. Una striscia di territorio a est della linea americana in Istria, i cui limiti saranno ulteriormente fissati, dovrà essere permanentemente neutralizzata, sotto la garanzia della Lega delle Nazioni. Questo territorio comprenderà, oltre lo Stato libero di Fiume, una cintura di terreno che arriverà a nord fino alla regione dei monti Karawanken e includerà il triangolo di Assling. La frontiera orientale di questa zona neutra seguirà una linea tracciata sei chilometri a est della città di Assling, che partendo dalla frontiera settentrionale della Jugoslavia (così come sarà stabilita dal plebiscito di Klagenfurt), andrà verso sud fino a Eisnern e da questo punto verso Poller, Lutschana, Podlipa, lasciando a est queste città; successivamente a sud di questo punto, la frontiera, volgendo verso est, proseguirà fino ai confini dello Stato libero di Fiume, laddove essa è tagliata dalla ferrovia che va da Lubiana a Trieste.

«Tutte le isole della costa dalmata, come pure tutti i tratti di mare che le circondano fino alla terraferma, saranno neutralizzati. Gli estremi punti meridionali della zona neutralizzata delle isole saranno: Porto di Malfi e l’isola di Calametta. Per tal modo esisterà una zona neutra di mare, d’isole e di terraferma fra la Jugoslavia e l’Italia, cominciando dalla costa della regione di Ragusa per andare, a nord, fino alla regione dei monti Karawanken. I tre gruppi di isole italiane, indicati nel paragrafo 4, saranno compresi nella zona neutralizzata.

«Il Governo Americano ritiene che nessuna ragione, di nessuna specie, è intervenuta a modificare i suddetti punti di vista che sono stati così spesso e così fortemente sostenuti dal signor Wilson.

«Il Governo Americano è molto dolente di constatare che il Governo Italiano sembra non rendersi conto che corrisponderebbe al suo interesse l’accettazione di un accordo nei suddetti termini che sono generosi ed equi. Non è mai troppo insistere su tale constatazione; il Governo Italiano dovrebbe comprendere che queste sono assolutamente le ultime condizioni che il Governo Americano è disposto ad accettare, e che le concessioni di Albona, Lussino, Unie e il mandato sull’Albania che esse contengono saranno fatte soltanto alla condizione che il Governo Italiano accetti senza modificazioni ulteriori i termini sopra esposti, come un accordo completo e definitivo. La proposta che Fiume abbia il suo proprio Statuto con le modificazioni suggerite dall’Italia, che l’Italia abbia la rappresentanza diplomatica della città di Zara e che entri in possesso dell’isola di Lagosta (come pure la recentissima proposta della concessione all’Italia di una striscia di territorio per congiungere Fiume alla regione italiana), sono completamente inammissibili, e i rappresentanti italiani, aggiungendo tali modificazioni all’accordo già proposto, hanno prodotto sul Governo Americano la più penosa impressione

Da questo documento, disteso in termini che non potrebbero essere tollerati neppure dalla più miserabile delle republichette dell’America australe, risulta come sia esclusa da Zara ogni ingerenza italiana e come la città autonoma sia posta alla dipendenza dello Stato jugoslavo e costretta a scegliersi la sua rappresentanza diplomatica col beneplacito di esso avversario.

Ogni altro comento è superfluo. Ma è utile che i miei fratelli fiumani leggano con attenzione ogni paragrafo e pesino tutte le parole e riconoscano il malvagio spirito che le volge, mentre da Roma e da Abbazia si propone un «modus vivendi» che non è e non può essere se non un «pezzo di carta».

I Fiumani considerino che da una parte v’è l’uomo transatlantico «dalla mandibola bestiale, dal colorito roseo, dai piedi piatti, dallo scheletro di mandrillo» e dall’altra l’uomo lucano che fa di continuo violenza alla sua grassezza e al suo fiato corto per chinarsi a leccare essi «piedi piatti».

E considerino che dietro i due compari senza fede sono oggi i divoratori di carne cruda e i calpestatori di coccarde tricolori, egualmente inconciliabili.

E si ricordino che – come risulta dal documento ignominioso da me oggi reso publico – l’opinione vera e ferma degli Alleati e dell’Associato è pur sempre quella già espressa nei fogli dei «finanzieri privilegiati»: L’Italia è una piacevole bagascia che val la pena di mantenere se si mostri spensierata e docile.

Intanto noi indocili provvediamo a rinforzare il nostro esercito e la nostra squadra.

A noi!

9 decembre 1919.

Gabriele d’Annunzio



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