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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Pan, una melagrana che ride del suo numeroso
riso vermiglio pe’ semiaperti labbri;
e su ’l fogliuto gambo un pingue da l’aggrinzita
pelle caudato ombelicato fico;
e una matura oliva che sta ne la sua salamoia
a insaporirsi; e senza mallo una fresca noce;
anche un racemo denso di turgidi acini, negro,
simile a una ricciuta chioma d’efebo; e due
mele cotogne, quasi gemelle in tuniche d’oro;
e un cetriuolo su la sua foglia; e due
pere, sugosa l’una ch’estingue la sete, aspra l’altra
ch’eccita al bevere il bevitore; e alcune
mandorle sì tènere che temono d’esser mordute;
ed una pina ancóra chiusa da la tenace
résina; e bene intrise cinque focacce untuose
sopra una tavoletta nitida; e alquanto miele
flavo; e un vasel di puro nardo; e una tazza d’argilla
da l’ansa duplice, ove il caprino latte
quagliasi; e vino mero che tratto fu per lo spillo
prudentemente senza turbar la botte:
Pan, queste offerte agresti ti sacra ne l’antro Lamone
arcade e di più ricche te ne promette intanto
se ne la nova gara del flauto, o Pan, tu l’assista
e invisibile spiri ne’ suoi calami.
Io non a te i frutti ma i sette calami arguti
sacro, bene contesti con redolente cera.
Largo sii tu di frutti a me ne la breve stagione:
ai miei piaceri, Pan, e a la dolce Ospite!