Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
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Canto novo

Canto dell’Ospite

III17.

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III17.

Quale, se i giovini raggi tripudii

ne l’acque torpide aurei accendono,

la vallisneria a l’imo

sente il dio con un fremito;

e i fior feminei avidi emergono

su le volubili spirali, ai pollini

a l’aure al sol porgendo

lussuriosi i calici:

le nozze arridono, auspici cantano

lungo il selvatico stagno i favonii,

ma i fiori maschi al sole

intristiti galleggiano;

tale da l’anima, per entro al gemmeo

fulgor de le iridi tue, con un impeto

di giovinezza nuova

mi sale il desiderio;

e al tuo flessibile fianco d’antilope

tendo io le braccia, e a la tua trepida

bocca anelando amore

tendo io la bocca trepida:

i baci scoccano, corrono brividi

lunghi per l’intime vene, ma rigide

a’ tuoi piedi le strofe

con ali mozze cadono!


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