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X24.
Teneami il sonno. Le carezzevoli
tua dita d’oro io non sentìami
io pe ’l supino vólto il tuo fiato.
Ma ben sentiva per tutto l’essere
come un cespuglio vigoreggiare.
Aggrovigliarsi per tutti i muscoli
sentiva i nervi che si faceano
e dal profondo cuore, ove l’anima
ferve, pe ’l novo stelo con impeto
Allor nel sole fuor da le rosee
gemme proruppe sùbita a l’aure
e da le rame le foglie, i fiori:
fiori, corolle ampie di porpora
come urne piene di fuoco e aroma:
le foglie, i fiori strani proruppero
a mille a mille. Spandeva l’albero
la sua possanza non mai veduta;
spandeva l’ombra carca di effluvii
sopra il tuo capo; e tu bevendola
silenzio, un canto non mai udito.
incoronata d’oro. I miei calici
d’una rugiada, de la tua voce.
misteriose. Ed io immemore
de’ fati umani era, e d’ogni altra
cosa mortale, nel mio fiorire.
E il canto e il fiore, prodigio duplice
sagliente, il cielo sommo attingevano…
nel tuo cantare, nel mio fiorire!