Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
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Canto Novo [Editio princeps, 1882]

Libro primo

III32.

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III32.

Addio! Il sole di maggio, il classico

sole, barbagli aurei di làmine

su l’acre verdezza de l’acque

gitta, a me desiderî ne ’l cuore:

addio, di libri varie lunghissime

coorti! addio, gentile esercito

di libri ne l’algide notti

popolanti di larve la stanza!

Giocondamente auspice Orazio

con noi vegliava; ma non un’anfora

di cecubo vecchio ne infuse

vigor novo di dattili a ’l verso.

Spandeva il moka fumanti effluvii

su da la tazza: le strofi saffiche

in murmure grave ed eguale

oscillavano per la penombra,

di sonni e sogni a la stanca anima

suaditrici… Oh come Lilia

marmorea splendea ne la fredda

purità de’ grandi occhi smaltati!

come da un freddo serto di lauri

la fronte china sentiami attorcere!

Chi venne, o volumi, chi venne

a turbarci que’ torpidi amori?

Venne una bianca figlia di Fiesole,

alta e sottile, da l’occhio d’aquila

raggiante splendor di topazzo

ne ’l sorriso, raggiante il pensiere.

Venne, e di strani legami d’edera

ella, de’ lunghi capelli avvinsemi;

tremando la bocca mi porse

ove bevvi un licore fatale

che ora per ogni vena mi circola,

per ogni vena da ’l cuore a ’l cérebro

da ’l cérebro a ’l cuor come un filtro,

onde chieggo: — Non dunque è una maga?

non dunque io mai prima sentìane

ne le mie lunghe veglie lo spirito

d’intorno aliante, la voce

tra ’l cantar de’ poeti soave? —

Chieggo; e da ’l sangue mi rigermogliano

impazienti le strofe. Oh giovini

selvatici idillî slanciati

fra l’odor de le macchie, ne ’l sole!…

Dolci per l’ albe fresche gemeano

le ballatette, dolci; i fantasimi

di Frate Giovanni e di Mino

lampeggiavan ne’ vesperi biondi.

E noi passammo per man tenendoci

su l’erba nova, fra ’l novo popolo

de’ fiori… Cipressi maligni

di Montughi, che mai brontolaste?

Quali promesse ne’ vostri murmuri

erano, o pioppi, a me su ’l rapido

convoglio fuggente ad occaso

il verdissimo pian di Toscana?

E quando, glauchi titani, arridere

quando vedrete tra ’l vel cinereo

de ’l fumo il bel volto di lei

viaggiante a ’l mio cielo sannite?

Allor con ala più salda e libera

le strofi, erotte su da’ precordii,

allor cogabbiani selvaggi

voleranno pel mare pel mare.


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