Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
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Canto Novo [Editio princeps, 1882]

Libro primo

IV33.

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IV33.

Ora a me il ritmo sereno d’Albio Tibullo, ove ride

l’immensa pace de la campagna in fiore,

ove ridon li azzurri de ’l cielo latino ed i soli

flavi e le nugole come in un terso rio!

Chiedon l’esametro lungo salente i fantasmi

che su da ’l core baldi mi fioriscono,

e l’onda armonica a ’l breve pentametro spira

in un pispiglio languido di dattili.

Oh fresca surgente da ’l grembo divino de l’acque

alba di maggio tra’ salsi odor de l’alghe,

io veleggio pel golfo sì come un buon nauta sannite

tra’ delfini scherzanti, greggia a le muse cara;

io veleggio, e seduto a la prora ti guardo pensando

li amor d’una iddia con un mortale, a l’imo.

Corrono per selve di rossi coralli le nozze,

via per le vive selve corre la primavera;

corre… Oh trionfi d’attinïe su per le roccie,

sembianti a petali d’una novella flora!

prati fioriti d’astrée, di madrépore! chiome

fuggenti di meduse con gorgoglio lïeve!

fuor cantan li uccelli, fuor cantano a l’aura le fronde,

ma queste mute nozze valgono un inno: amate!…

Dilegui, bell’alba? t’ncalza cofùlguri il sole,

alba a me di placidi sogni suaditrice?

Dilegui. Addio! — Bagliori vermigli d’incendio

su per i cieli concavi divampano,

ecco, e trionfa il sol… O fremiti freschi de l’acque

riscintillanti d’ambre e di topazii!

fremiti novi de li alberi su le colline

a l’alitare largo de ’l maestral, vi sento

ne ’l cuor palpitante, ne i nervi, ne ’l sangue, e una strofe

è ogni fremito, una divina strofe

che vola a l’immenso poema di tutte le cose.

Io — grida entro una voce — non son io dunque un nume?


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