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Languidi i venti cantano per la freschissima selva
dormente ne la vasta luce plenilunare
dormente su l’onda che mormora dolce e a la notte
nembi d’effluvî manda, conscia di stranî amori.
Cantano i venti: — O voi cui viva pe’ tronchi la linfa,
qual per le vene il sangue vivo a li umani, sale;
voi, verdi atleti, protesi le braccia a l’azzurro,
giù ne l’altrice terra umida immersi il piede,
accogliete il messaggio! lontano una vergine torma
su ’l monte, a la luna, sogna divini amori. —
Cantano. Ecco, e deste le foglie sogguardan sdegnose
con un pispiglio fievole di pecchie.
— Chi va pe ’l chiarore turbando il silenzïo sacro?
non anche rise l’alba su ’l paonazzo mare;
non anche il sole squillò sovra l’acque frementi
l’inno de la luce. Tonda è la luna a i cieli.
Deh, perché ci destate? Venite in su l’alba a le nozze:
è così dolce il sonno, o venticelli, ancora;
è così dolce il sonno! — Languisce il pispiglio ne’ rami…
Passano a torme candide le nugole
sì come portanti ne ’l grembo un amplesso di numi,