Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
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Canto Novo [Editio princeps, 1882]

Libro primo

VII36.

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VII36.

Languidi i venti cantano per la freschissima selva

dormente ne la vasta luce plenilunare

dormente su l’onda che mormora dolce e a la notte

nembi d’effluvî manda, conscia di stranî amori.

Cantano i venti: — O voi cui viva petronchi la linfa,

qual per le vene il sangue vivo a li umani, sale;

voi, verdi atleti, protesi le braccia a l’azzurro,

giù ne l’altrice terra umida immersi il piede,

accogliete il messaggio! lontano una vergine torma

su ’l monte, a la luna, sogna divini amori. —

Cantano. Ecco, e deste le foglie sogguardan sdegnose

con un pispiglio fievole di pecchie.

Chi va pel chiarore turbando il silenzïo sacro?

non anche rise l’alba su ’l paonazzo mare;

non anche il sole squillò sovra l’acque frementi

l’inno de la luce. Tonda è la luna a i cieli.

Deh, perché ci destate? Venite in su l’alba a le nozze:

è così dolce il sonno, o venticelli, ancora;

è così dolce il sonno! — Languisce il pispiglio ne’ rami…

Passano a torme candide le nugole

sì come portanti ne ’l grembo un amplesso di numi,

voluttuosamente dileguandosi.


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