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IX38.
È il pomeriggio tacito; l’acqua de ’l fiume fedele
specchia la gialla creta, specchia le verdi canne.
Squilla di fra le canne una nota d’argento, infantile,
oscilla ne l’aria, palpita stanca, e muore…
Mi strappa da ’l core un sogno felice d’amore
quella nota d’argento ne la verdura muta,
e va e va il sogno pe ’l sol, per l’azzurro, va lungi
portato da ’l desio, va il sogno a batter l’ala
su la pergola verde ove siede una bianca fanciulla
cui fioriscon le tele sotto l’industre mano.
Filtrano i raggi d’oro pe ’l fresco fogliame, e le brillan
su’ nei capelli, bacianle il mento ovale;
due tortore tubano un gentil madrigale da l’alto:
ella pensa, e ne’ grandi occhi un disio le trema.