Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
Lettura del testo

Canto Novo [Editio princeps, 1882]

Libro secondo

VIII51.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

VIII51.

O voi ne ’l meriggio tranquille verdissime linfe

tra le schiance, tra’ giunchi, tra le fiorenti canne,

deflue; sfavillanti in tremule linee di argento

lunge, da presso come smeraldi, a ’l sole,

date a ’l mio distico il mite fruscio e la pace

de ’l verde! voi ’l riflesso de’ pioppi bianchi date!…

Sta su ’l vertice fulvo de ’l monte il castello diruto

e, bieco falco, guarda ne la convalle;

mira da la spietata aridezza de ’l vertice questi

d’aria di piante d’acque giulivi amori.

Che la bufera ti strappi, o albergo maligno di gufi,

vana minaccia, spettro di medioevo!

A te, ecco, io mostro i miei bianchi sanissimi denti

giocondamente in risa, io golïardo novo,

io che qui sotto l’ombre de’ salci, sommerso ne l’erba,

fantastico di Lalla bianca tra la verdura,

fantastico di greggi lascive pe’ i pascoli, quali

vedeva a’ fonti scendere Teocrito,

mentre la mia musa mollissimamente si culla

su un letto di foglie tenere in mezzo a ’l fiume.

Ozi d’Arcadia. Pispigliano l’erbe d’intorno

con ondeggiare vasto a l’aure, e li alberi.

Io sento a pena fluire le gelide linfe

e dileguare languido l’esametro

teocriteo ne ’l cielo di perla, chè a li occhi si fonde

il paesaggio, verde ne ’l sonno sfuma…


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL