Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
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Canto Novo [Editio princeps, 1882]

Libro terzo

III62.

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III62.

Era un fanciullo da’ neri selvaggi capelli,

da’ grandi occhi sognanti, pregni di verdemare;

ignudo ne l’ombra d’accanto a la tenda guardava

i poledri pascenti tra le gramigne. Muta

l’afa incombeva su ’l campo; la brulla pianura

perdeasi tutta gialla ne ’l solleone;

cantavan le cicale su una quercia intristita, i ramarri

strisciavan ratti via sotto i caprifichi.

Guardava i poledri, gli zingani proni ne ’l sonno

il fanciullo cotristi occhi, e sognava. I lidi

sognava deserti, ed i venti ubriachi di sale;

i bruni scogli ricamati d’alighe,

le paranzelle vermiglie, fiammanti d’arancio,

bianche, fuggiasche per il cobalto cupo

sognava; l’acqua verde in cui diguazzò ne’ meriggi,

, come un giovine cefalo innamorato.

Batteva il libeccio maligno di tra i caprifichi;

ed il fanciullo a l’ombra ne ’l gran silenzio ardente

accarezzava la vecchia chitarra scordata

cantando a voce bassa una canzon di mare.


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