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V64.
Stanno in cerchio a ’l padule di Treccati
alberi gobbi da le tronche braccia,
che sembrano fantasimi piantati
là su’ ranocchi in atto di minaccia.
Il sole tra’ vapori insanguinati
dà scintille maligne a l’acqua diaccia
e su da ’l musco putrido spietati
nugoli di vampiri ésili caccia.
Toto segue co ’l grigio occhio selvaggio
tristamente pe ’l ciel meridionale
un triangolo d’anatre in viaggio…
Oh, chi gli rende il fresco de ’l grecale
su ’l fiotto crespo e i vesperi di maggio
tra li acri odor’ de l’aliga e de ’l sale?
Vien da lungi per l’aure sonnolente
una canzone di malinconìa:
c’è dentro il grido d’un’angoscia ardente,
c’è dentro il pianto de la nostalgia,
c’è il freddo viscidume de ’l serpente
che fra le canne attortigliato spia,
e il ribrezzo febrile che a ’l morente
striscia pe’ nervi, come un serpe, via!
Toto ascolta alenante; indi reclina
la grossa testa, si fa bianco bianco;
si sente il sangue a la gola salire…
Oh, una boccata di brezza marina
che rinfreschi il polmone arido e stanco,
una boccata sola, e poi morire!