Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
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Canto Novo [Editio princeps, 1882]

Libro terzo

VII66.

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VII66.

Era un bastardo. Ne l’occhio maligno

gli ardeano fiamme d’odio disperato,

come sprazzi di vespero sanguigno

in fondo a l’acqua gialla d’un fossato:

pallido, magro: un ciúffolo rossigno

gli stava ritto su ’l capo sformato,

ed il corpo in un pezzo di macigno

con la scure d’acciar parea tagliato.

Ma chi sapeva gl’impeti d’amore,

chi sapeva le lagrime cocenti

che affaticavan quel povero core,

quando a bordo giungevano su’ venti

ne’ plenilunî vasti onde di odore

e non s’udia che il russo de i dormenti?

Nessuno. Ella passava stornellante,

cinta di sol, pel fulvo litorale,

data a l’amore il petto esuberante,

data i capelli a ’l largo maestrale.

Folle di gioventù, l’occhio natante

azzurro come il cielo tropicale

le s’empiea di fantasmi, e inebriante

un inno le salìa da ’l mar d’opale.

Egli fremendo ed anelando in vano,

accovacciato a ’l fondo de ’l barcone,

si premeva le tempia con la mano…

Via alle reti! — urlavagli il padrone

con un calcio ne ’l ventre. E di lontano

oscillava gioconda la canzone.

Diceva la canzon: — Alga marina!

in fondo all’acqua verde c’è le fate,

c’è un orto di coralli e una casina

fatta per le ragazze innamorate.

Diceva la canzon: — Fiore di spina!

c’è una grotta di pietre colorate,

giù ne ’l fondo dell’acqua turchina,

fatta per le ragazze fidanzate.

E Rossaccio pensava: Io sono un cane;

per me non c’è né anche una carezza,

non c’è né anche un bacio! Io sono un cane.

Su, tirate, tirate la cavezza:

ecco tutto il mio sangue per un pane…

Ma se un bel giorno la corda si spezza?

S’inerpicava su per la scogliera

l’omicida, sbiancato ed affannoso,

ne l’ampio solleon, come una fiera;

e stringeva il coltello sanguinoso.

Lo salutarono i gabbiani a schiera

pemassi alzando il volo fragoroso:

ei gittò il grido a una barca veliera

precipitando in grembo ad un maroso.

Alto sonava de l’uman lavoro

il fulvo litoral; triste, interrotto

venia per l’aure de le donne il coro;

e supino un cadavere su ’l fiotto

di smeraldo rigato a zone d’oro

mostrava in faccia a ’l sole il petto rotto.


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