Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
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Canto Novo [Editio princeps, 1882]

Libro terzo

XII71.

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XII71.

Come fusi ne ’l bronzo, come avvolti in polvere d’oro,

su ’l caldo cielo arancio s’alzano a file i pioppi,

s’allungan senza tremiti i cupi riflessi de’ pioppi

giù ne le diafane acque de la Pescara

che eguale fluisce di sotto il gran ferreo ponte

silenziosamente a l’Adriatico,

che a voi empie le anfore larghe di rame polito,

o belle popolane da’ bianchi aguzzi denti,

acquaiole gioconde da ’l rosso da ’l nero corpetto

vezzeggiate da ’l sole, folli stornellatrici!

Io passo vogando ne ’l fiume: d’intorno percosse

da’ remi l’acque languide gorgogliano;

balzano da l’acque fuor le memorie a i richiami

come a ’l sol novo schiusi calici di ninfea,

balzano… Oh rugiade da l’argine verde bevute

un giorno! oh eserciti d’alberi in tutto fiore!

Fuggiva ella dinanzi: tra i giovini rami l’amore

giovine e i canti di gioventù recammo:

strappava ella a i rovi le more mature, a la bocca

sua di freschezze aspre odorante i baci

avido io strappava, e andavam con i canti, e da’ nidi

pefrutici bassi eran saluti, e i pioppi

saluti davan chini a ’l passaggio, ed in cuore il disio

ardeane, e il giugno ampio ne ardeva in torno.

O giugno, languiron ne l’afa maligna i germogli

tuoi verdi, caddero li augurïanti soli!

Or vo triste io remando pel fiume: da’ lati sfiorate

con man debole l’acque languide gorgogliano.

Dicono l’acque: — Oblia. — Le braccia mi pendono inerti,

fuor de la barca, ne’ topazî liquidi,

ecco, e la barca per entro a ’l vapor de l’occaso

discende il corso fluvïale placida.

Io navighi, io navighi a ’l mare; ne’ taciti abissi

placidamente navighi a sommergermi!

Tu a l’imo, in una selva gentil di coralli vermigli

quali trame di umane vene impietrate, arridi

tu bianca, da ’l magico fiore de li occhi m’arridi,

schiudimi il cerchio de le braccia magico,

infiltrami il tossico dunque ne’ baci, o Medusa!

Ch’io senta vivo da’ tuoi labbri suggermi

l’anima e il sangue: i polipi avidi con mille ventose

indi a ’l cadavere vacuo si avvinghino.


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