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Ne l’acquitrino verdastro accendono
scintille d’oro caldo i crepuscoli
d’autunno: son note squillanti
in quella mesta tinta fiamminga,
son come un riso ultimo; tremule
di fra li acuti giunchi ed i cárici,
risvegliano un mondo di morti
su su da ’l triste cor de’ poeti.
Tale il mio pigro verso colorasi,
o Lalla, a i raggi de le memorie;
de’ tuoi divini baci s’avviva,
ed ha mollezze ancora, ha fremiti,
ancor rinserra fiero la immagine