Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
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Canto Novo [Editio princeps, 1882]

Libro terzo

XV74.

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XV74.

Quando spossato da le pugne amare

d’una veglia febrile ed infeconda,

sto col capo su’ fogli ad ascoltare

il mar che mugghia ne la notte fonda,

e mi si sperde a ’l vento aquilonare

ogni più bella fantasia gioconda,

ogni più bella immagine scompare,

e il dubbio e il freddo e il vuoto mi circonda,

io penso spesso a un gran vascel perduto

in lontananza, con la chiglia rotta,

solo, tra mare e ciel, ne la bufera;

penso ai naufraghi, , senza un aiuto,

senza uno scampo, ne l’ultima lotta,

avviticchiati all’ultima bandiera.

Ancora ancor su l’ultima bandiera

come un enorme grappolo vivente

i naufraghi per entro a la bufera

gittan le grida disperatamente.

E in vano. Scenderà la nave nera,

orrida bara, in grembo a la muggente

profondità de l’acque: una brughiera

d’alghe l’aspetta altissima e silente.

I polpi guateran con li affamati

occhi da la giallastra iride immane

quel tragico viluppo d’annegati;

poi , in un gioco di penombre strane,

come serpi staranno aggrovigliati

tentacoli di polpi a membra umane.


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