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XV74.
Quando spossato da le pugne amare
d’una veglia febrile ed infeconda,
sto co ’l capo su’ fogli ad ascoltare
il mar che mugghia ne la notte fonda,
e mi si sperde a ’l vento aquilonare
ogni più bella fantasia gioconda,
ogni più bella immagine scompare,
e il dubbio e il freddo e il vuoto mi circonda,
io penso spesso a un gran vascel perduto
in lontananza, con la chiglia rotta,
solo, tra mare e ciel, ne la bufera;
penso ai naufraghi, là, senza un aiuto,
senza uno scampo, ne l’ultima lotta,
avviticchiati all’ultima bandiera.
Ancora ancor su l’ultima bandiera
come un enorme grappolo vivente
i naufraghi per entro a la bufera
gittan le grida disperatamente.
E in vano. Scenderà la nave nera,
orrida bara, in grembo a la muggente
profondità de l’acque: una brughiera
d’alghe l’aspetta altissima e silente.
I polpi guateran con li affamati
occhi da la giallastra iride immane
quel tragico viluppo d’annegati;
poi lì, in un gioco di penombre strane,
come serpi staranno aggrovigliati
tentacoli di polpi a membra umane.