Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
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Canto Novo [Editio princeps, 1882]

Libro terzo

XVI75.

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XVI75.

Torpon l’onde con freddi riflessi di bisce sopite

sì come onde di nafta, tra i biechi basalti; e su questa

morta natura, o Dante, qual funebre cappa di piombo

grava il cielo tuo perso. Traversa un cinereo nastro

di gabbïani ad austro il deserto con rapido volo

e per entro a i silenzi infiniti de ’l mare si perde.

Giù giù, ne ’l crepuscolo incerto, un sanguigno bagliore,

qual d’incendio velato tra ’l fumo, protende il riflesso;

svegliasi l’onda gelida arrisa da ’l torbido lume

ed ha guizzi novelli. Torme altre stridenti, furenti

di gabbïani volan giù dietro a la trista bufera,

volano a pasti ignoti, ad ignoti cadaveri, lungi…

O voi tra i viscidi polipi e l’alghe sommersi,

ostie immolate a ’l nume, scuotete il gran sonno, drizzate

su su da l’acque maligne le livide fronti,

su, empite di grida la scena lugùbre: v’invoco!



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