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V80.
E alfine, o mite sole, a te l’anima
s’apre! La fronte data a la gloria
de’ raggi, o bel nume, sorrido
convalescente languido ancora.
Tu guardi, o sole: per tutto l’essere
un tepor novo spargesi; rapide,
io sento, gorgogliano e rosse
le scaturigini de la vita.
Triste era l’ombra, triste era il tedio
sotto la greve coltre; batteami
la febbre ne’ polsi ed un’aspra
tosse ne ’l petto estenuato…
Chi da la morte dunque protessemi
il capo? L’erba di un incantesimo?
il filtro de la giovinezza
Pur dolce, penso, era, ne l’umida
terra sommerso, da la putredine
di quercia viva sentir verdire!
Volan tra’ rami fini de’ mandorli
ora le strofe, candide tortore;
non aspre e selvatiche quali
un giorno, bruni falchi, a le nubi.
Volan tra’ rami: fresche zampillano
ne la verzura le fonti; rapide,
io sento, gorgogliano e rosse
le scaturigini de la vita.