Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Canto novo
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Canto Novo [Editio princeps, 1882]

Libro quarto

V80.

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V80.

E alfine, o mite sole, a te l’anima

s’apre! La fronte data a la gloria

de’ raggi, o bel nume, sorrido

convalescente languido ancora.

Tu guardi, o sole: per tutto l’essere

un tepor novo spargesi; rapide,

io sento, gorgogliano e rosse

le scaturigini de la vita.

Triste era l’ombra, triste era il tedio

sotto la greve coltre; batteami

la febbre ne’ polsi ed un’aspra

tosse ne ’l petto estenuato…

Chi da la morte dunque protessemi

il capo? L’erba di un incantesimo?

il filtro de la giovinezza

che mi fluiva per ogni vena?

Pur dolce, penso, era, ne l’umida

terra sommerso, da la putredine

acre de le carni un rampollo

di quercia viva sentir verdire!

Volan tra’ rami fini de’ mandorli

ora le strofe, candide tortore;

non aspre e selvatiche quali

un giorno, bruni falchi, a le nubi.

Volan tra’ rami: fresche zampillano

ne la verzura le fonti; rapide,

io sento, gorgogliano e rosse

le scaturigini de la vita.


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