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Candido è il sol di marzo. Benigna pupilla di nume
guarda su’ campi, desta le vite nuove,
desta la gioia alata de gl’inni per li umidi solchi,
inni d’amore, dove fiorisce il lino.
Oh come azzurri i fiori de ’l lino agitati da ’l vento
ampi susurri muovono d’arnie, a ’l sole!
Come l’ondata bassa de ’l grano risponde, ed il verde
tenero strappa gialli riflessi a ’l sole!
Ne l’oltremar de ’l cielo biancheggiano i peschi fiorenti:
sognan la fulva prole ne ’l fruttidoro.
Segue il villan con li occhi una candida nube per l’alto:
fiuta le piogge de l’imminente aprile.
E, mentre passa un reduce stormo di rondini a volo,
fausti li augùri canta il poeta a lui:
— Surgan per lui le ariste foltissime gravide bionde
da l’umidore, sacre a la curva falce;
pendano da le rame oscillanti, si tingano i pomi
giocondamente sotto più fieri soli.