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VI88.
L’affascinò l’abisso; ed a ’l mortale
avido abbraccio de ’l mar con l’ebrezza
di un amante ei si diede. Era d’opale
splendido il mare ed ei di giovinezza!
Io nuotavagli a fianco: il maestrale
ci alitava su ’l volto una freschezza
aspra d’effluvî, in dietro il litorale
si stendea ne la sua gialla aridezza…
Ah, perché mi stancai? — Avanti, avanti
anelando a i silenzii sognanti.
Poi non lo vidi più, tra gli spumanti
fiotti più non lo vidi, ed il terrore
mi strozzò in gola gli urli disperati.