Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La chimera
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Idillii

L’ESPERIMENTO 31.

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L’ESPERIMENTO 31.

Ne la stanza regale, ampia e rotonda,

ove brillano scritti a le pareti

i versetti de’ saggi e de’ poeti

in bei carbonchi di Palesimonda,

il Re si chiude in suoi pensier segreti:

la barba il petto eroico gl’inonda.

Lo sguardo ei tien su ’l cofanetto assiro

che in dieci lune l’orafo compose.

Giunge da li orti il soffio de le rose,

quasi con metro egual, come un respiro.

Il veltro da le cacce avventurose

dorme, composto il lungo dorso in giro.

Sta ritto in piè con tutta la figura

l’unico Erede, figlio di Leèna.

Ei tace. Una lanugin fulva a pena

gli ombra la faccia imperiosa e dura.

Bella è la bocca; e l’occhio gli balena

di desiderii enormi d’avventura.

Troppo il padre ha regnato, ei pensa. E, piano,

scegliendo ne la cintola uno stile

cui di recente un suo velen sottile

ha fatto azzurro, avanza; e con la mano,

già invitta nel frenar l’impeto ostile,

punge le nari a ’l veltro persiano.


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