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Quando a ’l mattino il Sol gode tra li alberi
il fior de l’acque, ridono i miracoli
specchio. Ed i cervi, a cui ne li occhi il fascino
sta de le solitudini
natie, sazi de ’l pascolo, su ’l limite
Or le cervine imagini e le arboree
corona: s’ode ne la pace il crèpito
E, poi che lievi l’aure sopra giungono,
ergono il muso ne l’inquietudine,
Passano lievi per la selva l’aure.
li alberi a torno, e ne ’l divin silenzio
Oh de le antiche iddie presente spirito!
Non quivi un giorno, in libero
d’erbe e di fior profondo letto, giacquero
Biancheggia entro le chete acque una statua,
forme de ’l petto resupino, simili
È Diana: così dorme da secoli.
Ma pur, quando a le tiepide
lunazioni estive i boschi odorano,
corpo piegando in arco, alzasi. Tremano
in conspetto di tal forma, su’ margini
Alzasi lenta; e cresce come nuvola,
come su da la tenebra
crescea per l’arti de la maga tessala,
Da quel divino gesto attratti, vengono
bramire, ed una siepe alta compongono.
Gioisce a lo spettacolo
di tanta preda il cuore de la vergine
cacciatrice. — Oh lietissime
stragi sonanti lungo i fiumi patrii! —
ripensa ella; e sommergesi.