Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La chimera
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Intermezzo melico

ROMANZA 36.

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ROMANZA 36.

Quale un dio lieto che gode

in sua via sparger viole

e salire ode la lode

da la sua terrena prole,

su la selva alta, che tace,

dolcemente guarda il Sole.

Roco il vento, ne la pace,

mette sue rare parole.

Stanno li alberi aspettando,

con monili di rugiade.

Sopra l’erbe a quando a quando

una gemmea stilla cade.

Hanno li alberi stupore

de la forza che li invade;

ma non anche vive un fiore

su le braccia lunghe e rade.

Pianamente viene l’Ora.

Ella, come l’Ebe, è bionda;

e de’ baci de l’Aurora

ella ancóra è rubiconda.

Ne la man con gesto lieve

da i virgulti accoglie l’onda.

Guarda e ride. Quindi beve,

con felicità profonda.

E la selva a poco a poco

cede al fascino de ’l Sole.

Ne la pace, il vento roco

mette sue dolci parole.



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