Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La chimera
Lettura del testo

Intermezzo melico

ROMANZA 38.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

ROMANZA 38.

Sotto l’acqua diffuse

verdeggiano le piante;

e in rigido adamante

paion constrette e chiuse.

Le coppe ampie de ’l loto

splendono ivi, non tocche:

su ’l loro stelo immoto

paiono aperte bocche.

Ancóra il vaso d’oro

che a l’acqua Ila protese,

la vasta urna cretese

de ’l bel fianco sonoro,

fa col suo grave pondo

le foglie ancor piegare.

Ma non s’odono a ’l fondo

le naiadi cantare.

Le naiadi procaci,

che il giovinetto sire

ad Ercole rapire

osarono cobaci,

giacciono a ’l fondo estinte

da gran tempo ne ’l gelo;

e le lor membra avvinte

che splendean senza velo,

quelle membra ove i lievi

fiori de ’l sangue allora

uscìan brillando fuora

come rose tra nevi,

e li occhi ove saette

avea certe il disìo,

e le bocche perfette

ove più d’un bel dio

trapassando per Colco

piacquesi a lungo bere,

e le chiome leggere

che segnavan d’un solco

aureo l’acque ne ’l nuoto

involgendo e portando

i calici de ’l loto

con un murmure blando,

or tutto è inerte e informe

ne l’ime sedi algenti.

In biechi atteggiamenti

di morte, il coro dorme.

Dorme per sempre il coro

de le ninfe sommerse;

ma brilla il vaso d’oro

ch’Ila ne ’l fonte immerse.



«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL