Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La chimera
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Intermezzo melico

ROMANZA 41.

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ROMANZA 41.

Il porto ampio s’addorme,

stanco d’uman lavoro:

chiude un molle tesoro

entro il suo seno enorme.

Par che ne l’aria salga

un suo possente fiato:

è caldo e profumato

come di frutti e d’alga.

Arde qualche fanale,

raro tra la nebbietta:

il chiaror torbo getta

lunghe e pèndule scale.

Ad ora ad or si leva

un flutto, e su le prore

fa trepido romore

qual d’un gregge che beva.

Come crescono i vènti

de la terra, più gravi

li odori e più soavi

e più sottili e ardenti

salgon da’ vasti legni

carchi di spezie rare.

E ne l’alba lunare

a noi s’aprono i regni

meravigliosi, i liti

cari a ’l Sole, ove amando

vivono e poetando

uomini forti e miti.

Da ’l soffio a l’aria effusi

per lunghe onde i profumi,

come celesti fiumi

in un solo confusi,

ondeggian su la bruna

congerie de le antenne.

Ed ecco, ne ’l solenne

silenzio de la luna,

alzasi un lento coro

da quella selva informe.

Il porto ampio s’addorme,

stanco d’uman lavoro.



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