IntraText
Intermezzo melico
ROMANZA 42.
«»
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Ne la coppa elegante
ove il sole ha fulgori
tremuli e gai colori
come in un diamante,
non anche dà un sospiro
il giglio morituro.
Piega, mistico e puro,
in suo dolce martiro.
Cade, su l’acqua accolta
ne la carcere breve,
mite come la neve
qualche foglia disciolta;
e li stami che ardenti
quali raggi da un serto
rompeano da l’aperto
seno a tentare i vènti,
i vivi agili stami
cui d’un volo sonoro
cingean gli insetti d’oro,
laboriosi a sciami,
entro il calice infranto
paiono irrigiditi
verso Dio, come i diti
lunghi e scarni d’un Santo.
Un odore assai fioco,
odor quasi d’incenso
che per un tempio immenso
vanisca a poco a poco,
da ’l giglio umile sale
divotamente a ’l cielo.
Trema il languido stelo.
O Vas spirituale!