Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La chimera
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Intermezzo melico

ROMANZA 42.

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ROMANZA 42.

Ne la coppa elegante

ove il sole ha fulgori

tremuli e gai colori

come in un diamante,

non anche un sospiro

il giglio morituro.

Piega, mistico e puro,

in suo dolce martiro.

Cade, su l’acqua accolta

ne la carcere breve,

mite come la neve

qualche foglia disciolta;

e li stami che ardenti

quali raggi da un serto

rompeano da l’aperto

seno a tentare i vènti,

i vivi agili stami

cui d’un volo sonoro

cingean gli insetti d’oro,

laboriosi a sciami,

entro il calice infranto

paiono irrigiditi

verso Dio, come i diti

lunghi e scarni d’un Santo.

Un odore assai fioco,

odor quasi d’incenso

che per un tempio immenso

vanisca a poco a poco,

da ’l giglio umile sale

divotamente a ’l cielo.

Trema il languido stelo.

O Vas spirituale!



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