Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La chimera
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Intermezzo melico

ROMANZA 53.

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ROMANZA 53.

Dolce ne la memoria

quella vista si leva.

Su l’Aventino ardeva

lento il giorno: una gloria

come di bianche rose

versava il ciel su ’l colle

e coprìa de la molle

neve tutte le cose.

A ’l pian nebbie leggere

si spandeano da ’l fiume:

parean, ne ’l dubbio lume,

volubili riviere

traenti in loro ambagi

favolosi navigli.

Dietro, grandi e vermigli

tra i cipressi, i palagi

su ’l colle imperiale

parean arsi da chiusi

fochi. In un sol confusi

romor profondo eguale,

suoni d’opere umane

salìan da la vicina

ripa; a Santa Sabina

squillavan le campane.

Una pace serena,

la pia pace che amavi

ne’ tuoi cieli soavi,

o Claudio di Lorena,

si spandea ne l’occaso,

piovea su’ cuori oblìo.

Vinto l’essere mio

da quel fascino e invaso,

tutto de la recente

voluttà pieno ancora

(come, o dolce signora,

la tua bocca era ardente!),

all’alto all’alto, anelo,

tendea, spenta ogni guerra.

E parea che la terra

illuminasse il cielo.



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