Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La chimera
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Sonetti delle fate

ORIANA 63.

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ORIANA 63.

Oriana tenea l’incantamento.

Giacean, ebri d’assai dolci veleni,

ne l’antro i prodi; e larga di sereni

sogni la Luna era a l’umano armento.

Pascean su ’l limitare i palafreni

meravigliosi, li èmuli de ’l vento:

battean la lunga coda in moto lento

a la coscia, e nitrìan per li alti fieni.

Giunse Amadigi a l’antro solitario,

tutto de l’armi splendide vestito;

e tre volte sonò, ne ’l muto orrore.

Quindi, rompendo il magico velario

che l’edera tessea, con quell’ardito

gesto egli prese ad Oriana il cuore.



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