Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La chimera
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Sonetti d’Ebe

IL FIUME 80.

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IL FIUME 80.

I

Quando lungo il selvaggio

fiume la mia signora

navigava, a l’aurora,

con pomposo equipaggio,

si faceva canora

la riva a ’l suo passaggio

e li uccelli di maggio

volavan su la prora.

Scendevano i tappeti,

di color rosso e giallo,

ne l’acqua di turchese.

E i galanti roseti

salutavano il gallo

dipinto su ’l palvese.

II

Per virtù de’ miei canti

emergevan da l’onda

amorosa e feconda

mille fiori odoranti;

e la signora bionda

da’ grandi occhi stellanti

arrideva alli incanti,

con voluttà profonda.

Prendeano singolare

forma ne ’l dubbio lume

alti i pioppi d’argento

e parean s’abbracciare

giù ne ’l letto de ’l fiume,

col favore de ’l vento.

III

Sorgean quindi, nutrite

da ’l padre fiume, vive

selve lungo le rive

e s’aprian ne ’l ciel mite.

Da le sedi native

le ninfe sbigottite

correvano inseguite,

candide fuggitive.

E pe’ i recessi impervi

de i divini soggiorni,

ne ’l silenzio divino,

bramivan come cervi

li egìpani, bicorni

iddii da ’l piè caprino.

IV

La bianca dama il ciglio

con la man, dolcemente,

schermìa da la nascente

forza de ’l sol vermiglio

e l’altra man pendente,

simile a un molle giglio,

tenea fuor de ’l naviglio

entro l’acqua corrente.

E nulla era più bello

e leggiadro de l’atto

ch’ella facea, tra i raggi,

cogliendo un ramoscello

o un gran fiore scarlatto

da li argini selvaggi.

V

Quando a terra posava

ella il suo piè ducale,

la selva fluviale

tutta in fiore cantava.

Saliva il nuziale

inno a l’ospite flava;

e a ’l tuono era la cava

selva una catedrale.

Io, piegando i ginocchi,

dicea: — Bionda signora,

un servo, ecco, si prostra. —

Ella chinava gli occhi,

bella come l’aurora,

e dicea: — Sono vostra. —


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