Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La chimera
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Rurali

LA VENDEMMIA 91.

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LA VENDEMMIA 91.

Prema col piè gagliardo un giovinetto,

entro il tino di quercia, le capaci

sacca ricolme d’uva succulenta;

ed all’urto gli scorra il mosto in rivi.

Poggiato ad una verde asta silvana,

ei moderi col suo canto l’alterno

salto de’ piedi; e sia composto, quale

è Dïonigi nel buon marmo acheo.

Gli ridano le membra, temperate

di grazia e di vigore, agili in ritmo.

Appariscano a fior del suo torace

adolescente i fieri archi dell’ossa,

come a studio segnati da preclaro

artefice; e le braccia al busto inserte

nitidamente sieno e nerborose

come d’atleta al disco esercitato;

e le gambe in lor moti abbian la maschia

venustà della forma e la lunghezza

quasi fluente, che alli Antichi nostri

in tele e in marmi assai furono care.

Vengan d’in torno le fanciulle a ’l tino

da le prossime vigne, con canestri

di grappoli in su ’l capo; e faccian coro,

quali un le canèfore in Atene.

Fluiscano, di sotto alle calcagna

imporporate del vendemmiatore,

larghi rivi di mosto; e liberale

sia di gioia a l’umana opera il Sole.


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